Bandiera Bianca

Il saccheggio tutto italiano della Villa Reale di Monza

Antonio Gurrado

La Reggia chiude le sue sale e anche i mobili vengono messi all'asta. Nel 1798 era Napoleone a fare razzia del mobilio del Re, adesso gli invasori siamo direttamente noi 

Quattordici bureaux, quattro scrivanie e ribaltine, sette sofà, nove commodes, ventisei panche, ventidue letti, trecentoventisei sgabelli, tre inginocchiatoi, dieci tavolini… Era il 1798 e questo pare fosse l’elenco del mobilio saccheggiato da Napoleone e dai suoi sgherri dopo la permanenza alla Reggia sabauda di Venaria, che in memoria di quell’affronto mantiene tuttora spoglie le sue nobili sale. Vuole la leggenda che un ufficiale sabaudo, sorprendendo Napoleone o uno degli invasori spaparanzato coi piedi su una scrivania, gli intimasse di non rovinare i mobili del Re; al che Napoleone rispose che ormai i mobili del Re erano suoi e se lì portò via, lasciando il resto al pubblico saccheggio.

 

È il 2021, intanto, e giunge notizia che la Villa Reale di Monza è costretta a chiudere. Leggo su Repubblica che sono state disdette le utenze, sono state cancellate le mostre in programma, sono stati lasciati a casa i dipendenti che erano già in cassa integrazione dal lockdown. Sarà stato il coronavirus, sarà stato il contenzioso fra concessionario e Consorzio, sarà stata imperizia amministrativa, saranno stati finanziamenti inadeguati, non lo so. Fatto sta che Villa Reale chiude i battenti e il suo mobilio viene messo all’asta, a riprova del grande progresso attinto nel giro di due secoli, consegnando l’Italia agli italiani: adesso gli invasori siamo direttamente noi, i saccheggi ce li facciamo da soli, i piedi sui mobili sono i nostri.

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