Carlo Rovelli (foto Ansa)

Bandiera Bianca

Carlo Rovelli e il complicato minuetto tra cultura umanistica e scientifica in Italia

Antonio Gurrado

Il fisico toscano è riuscito ad arrivare a un pubblico vasto anche attraverso la poesia. Un po' come Giordano con i romanzi e Malvaldi con i gialli

“La fisica ha trovato il suo poeta”, ha detto John Banville riguardo a Carlo Rovelli, e il complimento è stato giustamente utilizzato per pubblicizzare il nuovo libro di quest’ultimo. Certo, qualcuno rimasto indietro come me, ad esempio, potrebbe obiettare che la fisica sembrava aver trovato il suo poeta già nel 1950, con la “Piccola cosmogonia portatile” di Raymond Queneau, se non addirittura nel I secolo avanti Cristo, con il “De rerum natura” di Lucrezio. Non è però questo il punto, quanto il rapporto che in Italia sembrano avere la cultura umanistica e la cultura scientifica. È un complicato minuetto in cui la massima distanza è data dal cieco orrore in cui tengono la scienza gli umanisti puri, capifila un Croce e un Gentile; mentre la massima vicinanza è, temo, questo tentativo di utilizzare il sapere umanistico per indorare la scienza e spacciarla a un pubblico che evidentemente non leggerebbe un fisico se non fosse anche poeta (Rovelli), non lo leggerebbe se non fosse anche romanziere (Giordano), né leggerebbe un chimico se non fosse anche giallista (Malvaldi), e così via.

 

Va detto tuttavia che la commistione non è biunivoca, funziona solo se la cultura umanistica diventa il pacchetto regalo di quella scientifica e non viceversa: nessuno saluterebbe un Gadda dicendo che finalmente la narrativa ha trovato il suo ingegnere, e meno efficaci ancora sarebbero formule del tipo “la storiografia ha trovato il suo geologo”, “l’oratoria ha trovato il suo entomologo”, “la filosofia teoretica ha trovato il suo chirurgo plastico”. Tanto più che i precedenti storici – salvo rarissime eccezioni – esortano a guardarsi da tali mescolanze, altro che utilizzarle per la pubblicità: uno dei primi fisici poeti, Senofane di Colofone, era convinto di essere sia un grande fisico sia un grande poeta, perciò ci ha lasciato versi immortali come “il sole gira sulla terra e la riscalda” oppure “tutto ciò che nasce e cresce è acqua e terra”. Adesso non lo legge più nessuno; né come fisico, né come poeta. 

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