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Il problema del numero chiuso all'università era lessicale

Antonio Gurrado

L’università di Bergamo ha avuto un colpo di genio: dovendo annunciare che dall’anno prossimo tutte le lauree triennali saranno a numero chiuso, l’ha presentato come progetto per un’università sostenibile

Bastava dirlo, eh, che era solo questione di lessico. Per anni, decenni, forse secoli, gli studenti hanno protestato contro il numero chiuso, rinfacciando alle facoltà che lo praticavano di ledere il diritto allo studio, privilegiare la selezione a discapito dell’inclusione e bla bla bla. L’università di Bergamo però ha avuto un colpo di genio e, dovendo annunciare che dall’anno prossimo tutte le lauree triennali saranno a numero chiuso, l’ha presentato come progetto per un’università sostenibile. In effetti, meno studenti vuol dire non solo meno casino a lezione e più attenzioni da parte dei docenti; vuol dire anche un migliore utilizzo degli spazi già presenti senza bisogno di aprirne o costruirne di nuovi, che magari impattano negativamente sul paesaggio e sull’ambiente. E allora voglio vederli, gli studenti che fino a ieri hanno protestato perché vogliono un mondo più sostenibile, protestare da domani perché sia sostenibile tutto il mondo tranne l’università.

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