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Fare i pistola con il decreto sicurezza

Antonio Gurrado

A Verona una sessantenne ha sparato in aria per intimorire un presunto stalker. A Bologna un signore ha dimenticato un trolley in stazione, con un'arma dentro

Storia di due pistole. A Verona una sessantenne, alle prese con un presunto stalker (in attesa di giudizio, eccetera eccetera), ha pensato bene di fargli capire che non era gradito sparando, per fortuna in aria, a scopo intimidatorio. Posta di fronte all’evidenza del porto abusivo di arma da fuoco, tanto più che la pistola era altrui, ha risposto che l’aveva utilizzata presumendo che bastasse il senso di agitazione che la vicenda col corteggiatore indesiderato le causava.

 

Nel frattempo, a Bologna, un signore ha dimenticato un trolley in stazione e poi è tornato a reclamarlo. Dentro, ovviamente, una pistola: in questo caso il porto abusivo di arma da fuoco è stato giustificato dall’uomo, evidentemente sovrappensiero, con il caso che quando viaggia vuol sentirsi più sicuro.

 

Morale: probabilmente il decreto sicurezza di cui tanto si è discusso, con gli eccessi che sappiamo, rispondeva a un’esigenza profonda di ampie fasce neglette di popolazione, quelle che tutt’al più finiscono una volta nella vita nelle brevi di cronaca ignorate da tutti. Ma, poco ma sicuro, visto come sono gli italiani, il decreto sicurezza andava mitigato con due provvedimenti collaterali: il decreto presunzione e il decreto sbadataggine.

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