Il carro di Formello e il governo del Carnevale

Il populismo non fa che estendere alla politica il rovesciamento di ruoli tipico del Carnevale: illude i popolani di comandare davvero e persuade i governatori di dover prendere il posto dei governati

Antonio Gurrado

Ho guardato e riguardato le immagini ma non sono riuscito a capire se i signori travestiti da immigrati sul famigerato carro allegorico di Formello avessero letto Michail Bachtin. Probabilmente sì: costoro infatti inalberavano, fra i flutti blu di un Mediterraneo in carta o in plastica, cartelli con gli slogan “Wi-fi gratis” e “Non pago affitto”. Incarnavano cioè i luoghi comuni popolari su cui si fonda il nocciolo della politica governativa in materia di immigrazione. Il grande critico russo è passato alla storia per aver codificato il Carnevale come festa del capovolgimento, ovvero seconda vita del popolo: dal medioevo in poi, i sudditi trovavano in questo breve periodo l’opportunità di comportarsi da signori, sospendendo le regole del vivere civile, sovvertendo le gerarchie, profanando l’indicibile e sentendosi per qualche giorno padroni anziché servi poiché potevano tramutare i propri desideri in legge. Il populismo, gratta gratta, non fa che estendere alla politica questo rovesciamento di ruoli: illude i popolani di comandare davvero, lasciando libero sfogo ai loro istinti più beceri, e persuade i governatori di dover prendere il posto dei governati, emulandoli anzi superandoli nel primato alla gara di rutti. Sotto quest’aspetto si può dire che il governo del cambiamento sia in realtà un governo del capovolgimento, o che il governo Conte sia piuttosto un governo Carnevale. Poi la Quaresima sistema le cose.

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