Perché le idee (riciclate) di Einstein su Dio valgono tre milioni di dollari?

Antonio Gurrado

Non so valutare se la spesa per accaparrarsi la lettera dello scienziato battuta all'asta da Christie's sia adeguata. So però che quei pensieri non sono frutto del suo genio

Non disponendo di tre milioni di dollari sull’unghia non riesco a valutare se sia una spesa adeguata per accaparrarsi la lettera in cui Einstein dice la propria su Dio (foto sotto). So però che la missiva, battuta da Christie’s a New York, contiene idee che non sono di Einstein, non sgorgano fresche fresche dal suo genio.

 

 

  

Per scrivere nel 1954 che tutte le religioni sono incarnazioni di superstizioni primitive, che la Bibbia è una raccolta di leggende grossolane, che Dio è l’espressione della debolezza e della limitatezza umana, eccetera, non c’è bisogno di essere Einstein: basta fare un centone delle teorie di Spinoza, Voltaire, Vico, Bayle, Sade, d’Holbach, Montaigne, Toland, Boulanger e così via nei secoli addietro fino a Crizia e Prodico di Ceo, sofisti che scrivevano righe pari pari attorno al 400 avanti Cristo. Può darsi che il solo fatto che la mano di Einstein si sia degnata di riprenderne le idee sia sufficiente a farne lievitare il valore fino a cifre astronomiche, chissà. Può darsi anche che pretendere che l’autorevolezza degli scienziati si estenda alla teologia anche quando rimasticano vecchi concetti filosofici sia una superstizione: certo non primitiva, avveniristica quanto volete, ma sempre superstizione rimane.    

Di più su questi argomenti: