L'attore Stephen Fry

Bandiera bianca

Perché in una nazione cattolica si può essere anche blasfemi

Antonio Gurrado

Il caso dell'attore Stephen Fry e delle sue frasi pronunciate due anni fa alla tv irlandese

“Se incontrassi Dio, gli domanderei come ha osato creare un mondo così pieno di male senza che noi ne avessimo colpa. Non è giusto. È malvagio, davvero malvagio. Perché dovrei rispettare un Dio capriccioso, cattivo e stupido, che crea un mondo così pieno di ingiustizia e di dolore? Bambini col cancro alle ossa, ci rendiamo conto? Il Dio che ha creato quest'universo, se mai è stato creato da Dio, è completamente folle. Completamente egoista. E dovremmo passare la vita inginocchiati a ringraziarlo?”. Per queste parole, pronunciate alla tv irlandese due anni fa, l'attore Stephen Fry è finito sotto indagine per blasfemia. Il Defamation Act, emanato nel 2009 da un governo a guida Fianna Fáil, prevede infatti una multa non superiore ai 25.000 euro per chi pronunci o pubblichi contenuti intenzionalmente offensivi contro qualsiasi religione, non solo quella della maggioranza dei cittadini, con due eccezioni: la blasfemia non va perseguita se è di riconosciuto valore artistico o letterario, e se la religione che colpisce opera al solo scopo di arricchirsi manipolando i fedeli. Dopo accurata indagine, ieri Fry è stato scagionato, uscendo dalla disavventura senza un capello torto. È significativo che il procedimento sia caduto in quanto l'accusa di di blasfemia è giunta da uno solo dei milioni di spettatori della trasmissione, la cui denuncia è stata pertanto derubricata a opinione personale tanto legittima quanto quella dell'attore. Lo spettatore, del resto, si è detto soddisfatto dell'avere compiuto il proprio dovere così come del fatto che la legge, seguendo il proprio corso, abbia trovato una soluzione pacifica coerente con la normativa in vigore. Questo per rendere l'idea della fortuna di poter dire quel che si vuole in una nazione cattolica. Pensate se l'intervista fosse andata in onda sulla tv indonesiana.

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