Foto di Kat Grigg via Flikr

La campagna di Repubblica per l'estinzione del genere umano

Antonio Gurrado

Cosa dice il sondaggio sulla felicità di maschi e femmine prima e dopo avere avuto un figlio

Donna, partorirai con dolore a meno che tu non aderisca alla campagna di Repubblica in favore dell'estinzione del genere umano. Ne ho già parlato ma oggi s'è aggiunta una nuova appassionante puntata. Il quotidiano pubblica infatti gli esiti di una ricerca (finanziata con fondi europei per un milione) sul rapporto tra benessere soggettivo e felicità in Europa, indagando anche se avendo figli si stia meglio o peggio. Il titolo è: “Avere un figlio rende felici i papà. E le mamme? Non qui da noi”. Rudimenti di lingua italiana mi lasciano dedurre che in Italia far figli renda felici i maschi e infelici le femmine. Nell'articolo viene però spiegato che alla domanda “Siete felici?” le mamme italiane rispondono di sì, e alla domanda “Eravate più felici senza figli?”, le stesse mamme rispondono ancora di sì.

 

Alle stesse domande i padri rispondono dichiarandosi tanto felici quanto lo erano al tempo in cui non avevano figli, al netto di qualche pannolino o notte insonne. Se ne deduce che, contrariamente al titolo, in Italia far figli lascia indifferenti i maschi e fa tutt'al più passare le femmine da un grado maggiore a uno minore di felicità, senza per questo renderle infelici. Non basta. La ricerca specifica anche l'indice di felicità di uomini e donne, con e senza figli, in varie nazioni europee. Emerge che in Italia l'indice di felicità dei padri è 7,48 contro il 7,23 dei non padri: variazione che denota un certo entusiasmo, anche se non incontenibile come quello dei belgi che figliando balzano da 7,39 a 7,90. E le donne? In Portogallo le partorienti dovrebbero urlare di disperazione, visto che si passa da quota 6,99 per le non madri a 6,45 per le madri; mentre in Italia l'indice di felicità delle non madri è 7,16, addirittura inferiore al 7,26 delle madri. Che però dichiarano di essere meno felici dopo aver fatto figli, forse perché troppo abituate a leggere Repubblica.

Di più su questi argomenti: