Re Aroldo V di Norvegia

La nuova èra dell'indifferenziazione dell'individuo

Antonio Gurrado
Il guaio è che dove gli altri vedono belle notizie io ne leggo di pessime, e scorgo un filo che le lega rincorrendole fra i continenti, dall'Europa al medio oriente

Il guaio è che dove gli altri vedono belle notizie io ne leggo di pessime, e scorgo un filo che le lega rincorrendole fra i continenti. Ad esempio: a Capodimonte un bambino – racconta sul Corriere il maestro Riccardo Muti – ha domandato al direttore Sylvain Bellenger quale fosse “la cosa più importante del museo” e il direttore gli ha risposto: “Sei tu”. Dunque l'individuo, qualsiasi individuo qualunque, è più importante dell'opera di Mantegna, di Raffaello, di Caravaggio, del sudato lavorio della bellezza. Ne consegue che tutti gli individui sono importanti allo stesso modo: infatti fra gli entusiasti fannulloni di Youtube spopola il discorso del Re di Norvegia Aroldo V il quale, sotto il sole battente di un garden party a Oslo, ha formalmente dichiarato che sei norvegese anche quando sei svedese, somalo o siriano; che sei norvegese se sei una ragazza che ama le ragazze, un ragazzo che ama i ragazzi, o un ragazzo che ama le ragazze o viceversa; che sei norvegese se credi in Dio, in Allah, se credi in tutto e non credi in niente.

 

 

Parlando agli individui anziché alla nazione, Re Aroldo ha patrocinato l'indifferenziazione personalizzata, in cui uno vale l'altro nella coltre d'irripetibile unicità che rende bigie tutte le vacche. Infatti dalla Giordania gli fanno eco le parole di Zeid Raad Zeid al Hussein, alto commissario dell'Onu per i diritti umani, il quale ha equiparato Donald Trump, Marine Le Pen e Nigel Farage nientepopodimenoche all'Isis: a definitiva dimostrazione che tu, proprio tu, sei l'individuo più importante del mondo, esattamente come tutti gli altri lo sono allo stesso modo, al punto che chi cerca di difenderti vale tanto quanto chi cerca di distruggerti.

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