Graham Greene

Consiglio ai librai: regalate Greene a chi compra Albinati

Antonio Gurrado
Ho fatto un sogno. A ogni cliente che acquistava il Premio Strega (non tantissimi in verità, circa un terzo di un Manzini o un Camilleri), i librai d'Italia regalavano una copia de “Il potere e la gloria” di Graham Greene.

Ho fatto un sogno. A ogni cliente che acquistava il Premio Strega (non tantissimi in verità, circa un terzo di un Manzini o un Camilleri), i librai d'Italia regalavano una copia de “Il potere e la gloria” di Graham Greene. In effetti ne “La scuola cattolica” Edoardo Albinati intende raccontare il delitto del Circeo come effetto di una cattiva educazione al perdono del peccato, in cui ravvisa il pressapochismo morale del cattolicesimo e la radice distorta della giustificabilità del male. Se ne deduce che, sconfitto il cattolicesimo, l'Italia potrà specchiarsi nella rettitudine morale.

 

Quarant'anni dopo, Albinati osserva nei propri compagni di scuola degli insospettabili criminali – promette il risvolto di copertina – “guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine”, che bisogna presumere dilatata fino a milleduecento pagine. Graham Greene è più sintetico. Ne impiega solo centocinquanta per “scoprire inaspettatamente che i nostri peccati possiedono tanta bellezza” e che in ciò risiedono il mistero dell'essere fatti a somiglianza di Dio, l'insondabilità del nostro animo, la dismisura del perdono e il motivo stesso della sopravvivenza: “Che assurda, questa smania di distruggere le immagini sacre, perché ovviamente la distruzione non poteva avere fine. Se Dio fosse stato somigliante a un rospo, si sarebbero potuti sterminare tutti i rospi della terra; ma se Dio era simile a te, dovevi uccidere te stesso fra le tombe”. Ma era un sogno, appunto, e l'immagine del cattolicesimo in Italia è rimasta quella di quand'ero sveglio.

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