Il Brennero, al confine con l'Austria (foto LaPresse)

Una buona raccolta di preconcetti su Hofer, il nemico straniero al di là del Piave

Antonio Gurrado
Ritratto del candidato del Partito della Libertà in Austria, che è andato avanti al primo turno ottenendo il 35 per cento delle preferenze

Fratelli d’Italia, spingendo lo sguardo oltre l’erigendo muro del Brennero scorgiamo l’ennesima incarnazione del nemico (un austriaco, immancabilmente) che per inveterata deformazione non riusciamo a vedere se non caricaturale, confacente ai nostri preconcetti. Norbert Hofer del Partito della Libertà è una minaccia all’equilibrio democratico d’Europa, è la nuova alba degli anni Trenta, è un haideriano anche se, a onor del vero, Haider era polemicamente uscito dal medesimo partito reputandolo troppo moderato. Hofer è il volto rassicurante di una destra estrema, se sorride è per mostrare i denti, se promette di lavorare per il bene dell’Austria è uno xenofobo, se delinea un programma presidenziale è per destabilizzare il governo anche se, a onor del vero, si tratta del consueto retaggio retorico della carica di capo dello Stato cui concorre legalmente.

 

Hofer è uno che pubblica su Instagram foto con la pistola, è uno che ammette esplicitamente quanto gli piaccia sparare anche se, a onor del vero, va al poligono e mira a oggetti inanimati anziché a profughi o italiani. Hofer è un temerario, un gerarca dannunziano, uno che per camminare deve aiutarsi col bastone anche se, a onor del vero, la spina dorsale se la stava giocando sul parapendio e non alla battaglia del Piave. Non solo, ma Hofer è anche un retrivo, un tradizionalista, un passatista misogino che serba il vezzo intimidatorio di cantare la versione non aggiornata dell’inno dell’Austria, quindi non “patria di grandi figli e figlie” ma patria di grandi figli e basta, tutti maschi: e questo maschilismo non è sommamente preoccupante e scandaloso, fratelli d’Italia?