I dadi, Nature e la natura umana come legno storto

Antonio Gurrado
Alcuni studiosi di New Haven, Bonn e Nottingham dimostrano la correlazione fra il tasso d’infrazione delle leggi in un Paese e la tendenza dei giovani locali a mentire per soldi. Insegnamenti da trarre dal fatto che “l’inganno è parte della natura e l’uomo non fa eccezione”.

Un colpo di dadi non abolirà mai la corruzione. Il Corriere ha ripreso uno studio uscito su Nature in cui, con sforzo transoceanico, studiosi di New Haven, Bonn e Nottingham dimostrano la correlazione fra il tasso d’infrazione delle leggi in un Paese e la tendenza dei giovani locali a mentire per soldi. Ragazzi di varia nazionalità potevano tirare un dado in segreto e ottenere denaro in quantità crescente in base al risultato che dichiaravano; è emerso che più un Paese è corrotto stando agli indicatori internazionali, più i ragazzi di quella nazione mentono sul dado.

 

Ad esempio, i tanzaniani hanno sostenuto tutti di avere ottenuto il massimo possibile, contro ogni evidenza statistica. Speriamo che gli scienziati non vogliano trasformarsi in altrettanti Rousseau sperimentali e non si convincano di avere sancito che l’originaria natura innocente dei fanciulli viene corrotta dalla società infetta.

 

Prendano piuttosto esempio dai giovani italiani, che quando è uscito il due hanno detto tre, quando è uscito il tre hanno detto quattro e così via, per garantirsi un guadagno sicuro benché contenuto, poco eclatante per non dare nell’occhio. I nostri hanno colto il senso dell’esperimento: nell’abstract su Nature c’è infatti scritto che, per quanto una maggiore diffusione della corruzione renda meno granitica l’intrinseca onestà individuale, “l’inganno è parte della natura e l’uomo non fa eccezione”. Evitare di mentire spudoratamente, senza per questo lasciarsi scappare soldi facili, significa avere capito che per natura l’uomo è un legno storto. Anziché scandalizzarsi i giovani italiani ne hanno approfittato con grazia; vale più di mille Erasmus.

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