Il cinema è un divertimento quando lo si trova bello e fatto. Un po’ meno quando bisogna scriverlo, trovare i denari e girarlo (fate conto: mesi, se non anni, di fatiche, riunioni, riscritture, attese, rinvii, incidenti, capricci, rancori, sgambetti, attori che vanno, vengono e protestano). Per rendere spassoso il dietro le quinte serve un romanziere, o almeno un addetto ai lavori, che scriva le proprie memorie con sincerità e giusto cinismo, lasciando nel dizionario la parola Arte. Meglio ancora, se uno ha la penna di Patrick Dennis, grandioso quando raccontava le imprese di “Zia Mame”, e bravissimo a tagliare via le parti noiose quando in “Genio” narra l’esilio messicano del regista un tempo famoso di nome Leander Starr.
Mariarosa Mancuso