Bandiere palestinesi durante le manifestazioni del 25 aprile (foto LaPresse)

Il solito 25 aprile di chi festeggia la Liberazione inneggiando al boicottaggio di Israele

Gabriele Carrer
Torna l'appello degli attivisti pro Palestina all'esclusione dei rappresentanti della Brigata ebraica dalle manifestazioni. "Ho il timore che in Italia ci sia l'erronea convinzione che più si è a sinistra, più si debba avere un punto di vista unilateralmente filo-palestinese", dice la professoressa Maria Grazia Meriggi.

"Fuori i sionisti dai cortei del 25 aprile". Torna, come da ogni anno, l'appello degli attivisti pro Palestina all'esclusione dei rappresentanti della Brigata ebraica dalle manifestazioni per la Liberazione. Come si legge nel comunicato di Fronte Palestina contro la “sionistizzazione d'Italia”, dovrà essere una resistenza rinnovata quella delle prossime manifestazioni: sconfitto l'invasore nazifascista, il mondo deve oggi liberarsi dal “fronte imperialista Nato (Usa, Ue e Israele)”, “il principale nemico dei popoli” e sostenere la “straordinaria tenacia della Resistenza palestinese che fa da faro alle lotte che hanno origine ovunque tali predatori mettano le loro mani”. L'invio ad attualizzare la resistenza partigiana contro il sionismo, l'imperialismo ed il nazifascismo è già stato sottoscritto da diverse associazioni tra cui la Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, Forum Palestina, Fronte Palestina (Roma), Rete Romana di solidarietà con il Popolo Palestinese e diversi partiti dalla rarefatta galassia comunista.

 

I vari gruppi si sono mossi con l'obiettivo di mettere la parola fine a quello che viene definito l'“indegno spettacolo delle bandiere dello Stato sionista che sfilano nei cortei del 25 Aprile, usando la Brigata Ebraica come Cavallo di Troia”. Sono bandiere, si legge, che raccontano le storie dei bombardamenti selvaggi, dello stermino, del terrore, dell'apartheid e dell'occupazione di un “nemico razzista, genocida e spietato quanto lo erano i repubblichini e le SS nazifasciste”. Bandiere che non meritano di sventolare durante le celebrazioni per la Liberazione in quanto il contributo della Brigata ebraica è giudicato “irrilevante”, “contrariamente a quanto affermano i suoi apologeti” che si serve di un revisionismo storico che ha ormai infettato “tutti i gangli della società partendo dalla scuola”.

 

Nell'assordante silenzio dell'Anpi, proliferano e dominano la scena associazioni, come i vari fronti per la Palestina, in piena contraddizione con la liberazione dal nazifascismo. Sono infatti gruppi che mai hanno rinnegato il passato di intelligenze tra il gran mufti di Gerusalemme e Adolf Hitler, il loro comune progetto di sterminio della popolazione ebraiche concretizzatosi nel reclutamento di soldati musulmani nelle SS e nelle armate italiane. Si trattò allora di “una scelta suscitata dalla lotta contro il mandato ma anche dalla speranza in Hitler distruttore degli ebrei”, come scritto un anno fa sulle pagine del Manifesto dalla professoressa Maria Grazia Meriggi, docente di Storia Contemporanea all'università di Bergamo.

 

Sentita dal Foglio, Maria Grazia Meriggi racconta gli strascichi di quel suo intervento in difesa della presenza della Brigate ebraica alle passate celebrazioni del 25 aprile. “Anche alla luce degli interventi che sono seguiti al mio articolo sul Manifesto, ho il timore che in Italia ci sia l'erronea convinzione che più si è a sinistra, più si debba avere un punto di vista unilateralmente filo-palestinese e contro Israele in quanto stato, senza distinzione alcuna tra i suoi governi”, ha sottolineato la professoressa.

 

“La figura di Enzo Sereni, esponente del sionismo di orientamento socialista, è la più chiara dimostrazione di come la scelta di tornare in Italia per combattere il nazifascismo rappresenti nel mondo ebraico una forma di affermazione politica per la costituzione di uno stato che si presenti libero ed antifascista. La volontà delle comunità ebraiche italiana ed europea di partecipare alla Liberazione si colloca infatti all'interno di un contesto per la nascita dello stato ebraico nel complesso di un mondo post-conflittuale democratico”.

 

È passato un anno dai cori “Sionisti carogne tornate nelle fogne” e “Fuori i sionisti dal corteo” con cui i militanti pro Palestina avevano duramente contestato la presenza della Brigata Ebraica al corteo milanese del 25 aprile scorso. Durante le celebrazioni passate, infatti, i reduci della brigata ebraica furono al centro della contestazione da parte dei movimenti a sostegno della liberazione della Palestina che iniziarono una campagna per chiedere l'esclusione dell'associazione dei deportati dalla manifestazione. Il capo dello stato Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di Milano al Piccolo Teatro, aveva in quell'occasione raccontato gli “eroi” che contribuirono alla liberazione dell'Italia dal dominio nazifascista. “Al fiume della liberazione portarono acqua molti affluenti”: tra questi la Brigata Ebraica ed Enzo Sereni, “che si fece paracadutare sulla Toscana, fu catturato dai nazisti e morì a Dachau”, ricordò allora il presidente Mattarella.