Il diritto di nascere non è riservato ai "sani", dice la Cassazione

Redazione
Un barlume di buonsenso in una vicenda italiana su una bimba down per la cui nascita si chiedeva il risarcimento

La Corte di Cassazione a sezioni riunite ha rifiutato il risarcimento a una bambina down perché “non esiste un diritto a non nascere se non sani”. E’ importante che questo principio venga ribadito, perché altrimenti varrebbe di fatto il suo inverso, cioè che chi non è sano non ha il diritto di nascere, che è la base di tutte le teorie di selezione genetica, che pure sono state in qualche modo considerate in altre sentenze della stessa Cassazione. E’ anche rilevante il fatto che si neghi che il risarcimento possa surrogare le necessarie tutele assistenziali che lo stato dovrebbe erogare per aiutare le famiglie con un figlio svantaggiato. La scelta di contrastare “il rischio di una reificazione dell’uomo, la cui vita verrebbe ad essere apprezzabile in ragione dell’integrità psico-fisica” è alla base di una sentenza che si spera possa avere il senso di chiudere una contesa etica e giuridica che aveva aperto spazi a una concezione della persona e della vita condizionata, mentre la unicità della persona è e deve restare un valore assoluto, in sostanza il solo valore assoluto dal quale discendono tutti gli altri diritti umani e sociali.

 

Com’è noto in altri paesi, a cominciare dalla Francia, sono state emanate sentenze di segno opposto. Ciò dimostra che la questione affrontata questa volta in modo approfondito dalla Cassazione non è affatto scontata. C’è una tendenza perniciosa che si va diffondendo a confondere la battaglia per rendere sempre meno frequente l’incidenza di malattie con la negazione pura e semplice del diritto a vivere di chi non raggiunge i requisiti di “perfezione” dettati dalla società contemporanea. E’ bene ricordare che nella prima metà del secolo scorso i principi eugenetici non hanno visto soltanto l’applicazione criminale nella Germania nazista, ma erano in vigore anche in alcune democrazie scandinave, lontanissime dalla feroce ideologia della purezza di una razza superiore. E’ proprio questo aspetto falsamente umanitario della concezione selettiva che è il più pericoloso. Per evitare il dolore delle famiglie o le angustie delle persone affette da handicap, insomma per “buoni” sentimenti si decreta che ci sono categorie di persone a cui è negato il diritto alla vita. E’ una deriva inquietante, che se non viene fermata sul nascere può tracimare in modo inarrestabile.

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