Un pomeriggio tra Saxa e via Teulada, ecco i caroselli della Rai senza auditel

Anonimo Rai
Due settimane senza ascolti. Singhiozzi, esultanze, panico. A questi non gli pare vero, due settimane senza dati. Vedo Vianello, ha la cravatta annodata sulla fronte, sta parlando al telefono: “Ma che te frega, Massimo: sì, ho capito, potevano cominciare da mercoledì, hai ragione, ma tu pensa alle prossime settimane, vieni a festeggiare anche tu”.

Roma. Mercoledì pomeriggio entra in stanza il mio collega pallido come un morto: “E’ tutto finito”, dice, e poi resta lì, immobile, impalato, con in mano un’Ansa stampata. Mi sono spaventato: “Oddio, hanno alzato i prezzi della mensa”, e invece era davvero una sciagura: “Dice che l’Auditel per due settimane non dà più i dati”. Eeh? La stanza precipita nel silenzio. Mi affaccio in corridoio: deserto. Una cosa mai vista, nessuno ne ha memoria. “E ‘mo che famo, che ce stamo affà?”. Mi aggiro per i piani, sento la segretaria del secondo che singhiozza, mi viene il magone. Poi però mi fermo. Come ad Alex di Arancia Meccanica: “La musica mi venne in aiuto”. Solo che non c’è nessuna finestra aperta con nessuno stereo: viene dall’ufficio di Vianello. Ed è musica reggae. Così mi do uno schiaffo in fronte da solo: “Ma certo! Questi stanno a festeggià!”.

 

A questi non gli pare vero, due settimane senza dati. Vedo Vianello, ha la cravatta annodata sulla fronte, sta parlando al telefono: “Ma che te frega, Massimo: sì, ho capito, potevano cominciare da mercoledì, hai ragione, ma tu pensa alle prossime settimane, vieni a festeggiare anche tu”. L’idea mi diverte, sale l’euforia, torno in stanza: “E’ una festa, tutti a Saxa!”. Così facciamo un carosello coi motorini, come nei film di Muccino. L’ascensore è bloccato, ci sono due dell’ufficio scritture che si sono messi quasi a trombare per la felicità. Scendo per le scale e incontro Leone: è accigliato: “E’ un disastro: Raiuno è la migliore rete d’Europa, credo dell’universo: per me questa cosa dell’Auditel è una brutta notizia”. Gli altri si demoralizzano, io invece non ci credo e lo seguo: lo vedo entrare in bagno, spalanco la porta: lo trovo che sta esultando che manco Florenzi dopo il gol da centrocampo. Chiudo e corro giù dalle scale. Quando arrivo dal cavallo gli altri dicono che c’è una dell’ufficio stampa che pare abbia visto Campo Dall’Orto (iddio lo abbia in gloria) insieme con Monica Madonna Maggioni che al settimo piano ridevano ubriachi. Dico “dai, dai” ma la comitiva si riferma subito: nascosto dietro un cespuglio c’è Teodoli che piange: “Direttore, su: così quella roba orribile di J Ax non la contano più, non è contento?” Ma lui è inconsolabile: “Facevo il 10 con Amadeus. Mi mancano ancora poche puntate, una botta di fortuna così ma quando mi ricapita?”. Lo lasciamo lì e andiamo: suonando i clacson passiamo a prendere quelli di Teulada, stanno sventolando delle bandiere dalle finestre. A Saxa il clima è diverso, ci raffreddiamo subito: là ci stanno i giornalisti, quelli dei tg: quelli l’Auditel non sanno manco che è. In uno dei vialetti c’è gente che prega: sono di Raifiction. Ci avviciniamo per capire e dicono che stanno facendo una messa in suffragio di “Non uccidere”, la fiction che hanno chiuso mercoledì per ascolti bassi, nemmeno ventiquattrore prima della decisione dell’Auditel. “Preghiamo per loro, perché una sfiga del genere non succeda mai più”.

 

Mentre stiamo tentando di assaltare il bar mi squilla il telefono: è il mio collega. Lui è rimasto a Mazzini per sciacallare le scrivanie di quelli che sono usciti a festeggiare. Ha la voce tesa, a metà tra il pianto e l’isteria: “Ho riletto l’ansa: Auditel, per un periodo di due settimane, non renderà pubblici i dati prodotti riservandoli alle sole emittenti per analisi dei palinsesti”. Riservandoli alle sole emittenti? Mi vuoi dire che quei dati arrivano lo stesso alla Rai? E questi pensano che non escano, che non vadano in giro? “Vabbè – dice uno – ma quindi non cambia nulla”. “Vabbè, tutti a mensa, che almeno lì i prezzi non li hanno toccati”.

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