Altro che crescita zero. Se continua così, l'Italia senza figli morirà in fretta

Roberto Volpi
Non erano 509 mila, come annunciato a febbraio dall’Istat, le nascite del 2014. Erano ancora meno, neppure 503 mila.  La popolazione italiana è cresciuta di pochissimo nel 2014 –  di neppure 13mila abitanti–  e solo per effetto del saldo positivo dei movimenti  migratori, peraltro in forte contrazione a sua volta

Non erano 509 mila, come annunciato a febbraio dall’Istat, le nascite del 2014. Erano ancora meno, neppure 503 mila.  La popolazione italiana è cresciuta di pochissimo nel 2014 –  di neppure 13mila abitanti–  e solo per effetto del saldo positivo dei movimenti  migratori, peraltro in forte contrazione a sua volta. Le nascite si avviano a essere 100 mila in meno all’anno rispetto alle morti. Il paese sprofonda demograficamente, e l’impressione è che non si riesca a cogliere, a nessun livello, la gravità della situazione. In un solo anno, in una popolazione praticamente ferma, ecco come si sono comportati i parametri che riguardano la struttura per età, ch’è un po’ come dire la sua potenzialità:  sono diminuiti di 65mila bambini e ragazzi di 0-14 e di 126 mila gli abitanti di 15-64 anni, e questo mente sono aumentati di 204 mila gli abitanti di 65 e più anni, gli unici a crescere. Tra questi ultimi, peraltro, ad aumentare ancora di più sono gli ultraottantenni, cresciuti di 100mila unità. Ma il dato davvero preoccupane è quello che riguarda le donne in età feconda di 14-49 anni, teoricamente quelle che dovrebbero assicurare le nascite a venire. Sono diminuite di 180 mila, passando a rappresentare dal 44,2 al 43,6 per cento della popolazione femminile, una proporzione drammaticamente inferiore a quella media europea che si aggira attorno al 50 per cento.

 

Insomma, non c’è un parametro, dicasi uno, che volga in una direzione che non sia negativa e che non faccia presagire il peggio. La proporzione delle donne in età feconda, poi, non concede speranze perché, a seguito delle minori nascite segnatamente del ventennio 1975-1995, non fa che perdere colpi. Non si fanno figli, stiamo drammaticamente invecchiando, la popolazione riproduttiva diminuisce a vista d’occhio: dov’è che pensiamo di andare, se non mettiamo mano a una decisa politica, economica e culturale assieme, capace di rilanciare la maternità, la fertilità, i figli? Perché, tanto per parlarci chiaro, lo sprofondo di oggi viene a seguito di forti flussi migratori in entrata e di una procreazione medicalmente assistita che pure assicura anche in Italia,  analogamente a molti paesi europei, oltre il 2 per cento circa del totale delle nascite. Chi pensava che fosse qui la salvezza ha fatto male i conti. Chi continua a guardare a queste “poste” come all’àncora alla quale aggrapparsi è come se avesse già consegnato il paese al declino. Siamo un paese senza giovani, vitalità, smalto. Questa è la realtà. Anche la politica dovrebbe cominciare a farci i conti. E molto, molto seriamente. Perché, per la cronaca, con un corpo elettorale capace di sfiorare i 55 anni di età media, dove crede di andare in termini di partecipazione, vivacità, entusiasmo? Vogliamo dire al patibolo? Vogliamo dirlo?

 

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