Foto LaPresse

UberPop vietato in Italia. E a Parigi è sotto attacco Airbnb

Mauro Zanon
E' tutto un giubilare tra i tassisti italiani. Il ricorso per “concorrenza sleale” presentato dalle organizzazioni sindacali e di categoria  è stato accolto dal Tribunale di Milano, che ha deciso di bloccare il servizio.

Parigi. E' tutto un giubilare tra i tassisti italiani. Il ricorso per “concorrenza sleale” presentato dalle organizzazioni sindacali e di categoria contro UberPop è stato infatti accolto dal Tribunale di Milano, che ha deciso di bloccare in tutto il territorio nazionale il servizio messo a disposizione dalla società multinazionale americana che permette tramite un applicazione di ottenere passaggi da autisti privi di licenza a prezzi vantaggiosi. Secondo l’ordinanza del giudice Claudio Marangoni, l’attività svolta da Uber attraverso UberPop “interferisce con il servizio taxi organizzato dalle società, svolto dai titolari di licenze”, rappresenta “un vero salto di qualità nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”, “è assimilabile al servizio di radio taxi” e le sue “tariffe sensibilmente minori” determinano “profili di scorrettezza concorrenziale”. In Francia, nonostante sia stata dichiarata fuorilegge dalla nuova normativa sui taxi (la legge Thévenoud, in vigore dal 1° gennaio 2015), UberPop continua tranquillamente la sua attività di carpooling, forte della recente sentenza della Corte d’Appello di Parigi che ha respinto la richiesta d’interdizione del servizio.

 

Chi invece non se la sta passando bene oltralpe è Airbnb, la piattaforma che consente a chiunque di affittare o subaffittare il proprio appartamento o la propria camera per pochi giorni e a prezzi appetibili per i turisti. L’ennesima offensiva contro la “Uber degli alberghi” trova il suo epicentro a Parigi e porta la firma del sindaco socialista Anne Hidalgo. Mercoledì scorso il sindaco della capitale francese ha annunciato l’avvio di un’operazione “coup de poing” nei quartieri turistici di Parigi, partendo dal centralissimo Marais, destinata a stanare le eventuali infrazioni commesse da chi mette a disposizione il proprio alloggio tramite Airbnb. Per farlo, ha sguinzagliato un gruppo di agenti dell’“Ufficio della protezione degli alloggi del comune di Parigi”, che nel giro di tre giorni hanno setacciato più di duemila appartamenti, riscontrando centouno presunte infrazioni. Delle ronde di polizia, insomma, per condurre una caccia a quelle che la Hidalgo e i suoi colleghi dell’Hôtel de ville considerano come le “abominevoli iniziative” di Airbnb e dei suoi beneficiari. Il risultato dell’ispezione “indica che il tasso di infrazione è del 5,5 per cento (…) la pesca è stata buona (…) si tratta di un’operazione utile che ripeteremo in altri quartieri”, ha detto soddisfatto Ian Brossat, vicesindaco con delega alle Politiche abitative. Il sito di opinioni liberali Contrepoints si è rivolto così agli autori dell’ennesima crociata imbevuta di ideologia contro i “cattivi proprietari apripista del capitalismo” di Airbnb, che permettono ai turisti da tutto il mondo di risparmiare un po’ di soldi in una città carissima come Parigi: “Secondo voi perché Airbnb funziona così bene a Parigi? Non è forse perché l’offerta degli hotel è satura? (…) Il successo di Airbnb non è semplicemente la risposta che il mercato fornisce a un bisogno?”.

 

Vallo a spiegare alla Hidalgo e alla gauche parigina. Respinto dalla Senna, il gioiello americano della sharing economy nel settore alberghiero viene accolto a due ore di distanza, oltremanica, e più precisamente nel Tamigi. Per festeggiare l’adozione del “Deregulation Act” del governo Cameron, che liberalizza il settore degli affitti, Airbnb Uk ha installato il 18 maggio scorso una casa galleggiante nel fiume londinese. Gli abitanti della City possono ora affittare il loro appartamento fino a novanta giorni senza rischiare alcuna ammenda. James McClure, direttore di Airbnb nel Regno Unito, ha raccontato al Guardian il suo entusiasmo: “Londra è la terza città al mondo per Airbnb, e una delle principali destinazioni turistiche. Con queste nuove regole chiare sulla condivisione dell’alloggio, ci aspettiamo che sempre più londinesi aprano le loro case ai visitatori provenienti da tutto il mondo”.

Di più su questi argomenti: