Il leader laburista Ed Miliband (foto LaPresse)

Segnali anti-Labour da Rothschild e Warburg 

Alberto Brambilla

L'offensiva al business di Ed Miliband suscita reazioni contrastate da due grandi dinastie di banchieri. La campagna all'assalto del grande capitale non sembra pagare nei sondaggi.

La scomposta campagna elettorale laburista improntata all'offensiva verso il mondo del business ha ricevuto pesanti censure da grandi e medi capitalisti della City con frecciate indirette da parte dei "re dei denari" Warburg e Rothschild a tre mesi circa dalle elezioni generali di maggio. 

 

La campagna mediatica del leader Labour, Ed Miliband, che ha bollato i ceo delle grandi multinazionali come evasori fiscali – il “caso Pessina” – è stato il casus belli della querelle tra il grande business e una sinistra frastornata e senza grandi idee per l'economia (l'ultima proposta choc rispolverata di recente è la ri-nazionalizzazione delle ferrovie). L'imprenditore di origini pescaresi Pessina, ceo di Alliance Boots, ha ricevuto sostegno da diversi manager della City, alcuni in passato legati ai laburisti di Tony Blair e ora delusi dal nuovo corso.

 

Steve Smith, ex trader e fondatore di Poundland, superdiscount "tutto a una sterlina" quotato al London Stock Exchange, è stato uno dei tanti. "Ogni sentimento anti-business è una grande preoccupazione. Queste sono persone che creano posti di lavoro e ricchezza. Se non ricevono il sostegno di cui hanno bisogno questo paese non farà progressi", ha detto Smith. 

 

Poundland vede tra gli azionisti più importanti il fondo di private equity americano Warburg Pincus fondato nel 1938 dai discendenti di due grandi dinastie di banchieri ebrei americani Eric Warburg (origine tedesca) e Lionel Pincus (origine russa). WP ha recentemente dimezzato la quota (dal 30 al 16) in Poundland guadagnando circa 216 milioni di dollari dalla fiammata del titolo che poche settimane priva aveva acquisito la rivale 99p Store eccitando il mercato. La vendita di azioni è stata superiore alle attese degli analisti ma WP ha confermato il suo supporto alla squadra di vertice e alla strategia impostata. 

 

Le intemerate del Labour hanno generato una reazione più diretta dalla casata dei Rothschild. Il colosso finanziario, scrive il Financial Times, ha reso noto che possibilmente anticiperà l'elargizione dei bonus ai suoi 1.000 e più manager inglesi a prima delle elezioni del 7 maggio perché i Laburisti vorrebbero introdurre, in caso di vittoria, una tassa sui compensi extra entro il primo anno di legislatura per finanziare un fondo a favore dei giovani che non trovano lavoro, come annunciato dal cancelliere "ombra" Ed Balls (il quale per le sue ultime gaffe rischia vedersi sollevato dall'incarico, dice il Daily Mail).

 

La campagna all'assalto del grande capitale non sembra pagare nei sondaggi. II partito conservatore inglese ha superato il partito laburista di quattro punti nel corso dell’ultimo mese ovvero da quando Miliband ha cominciato la campagna mediatica che allarma il mondo degli affari anglosassoni.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.