Wayne Rooney aggredisce a pugni un difensore del West Ham che passava di lì per caso. Falcao esulta (non sapendo più segnare gli resta solo quello), Nolan stringe inutilmente le chiappe: il Manchester

Rigare dritto

Le polemiche di Galliani sulla moviola annoiano più della Coppa d'Africa

Jack O'Malley

Calcio scommesse, tutti coinvolti tranne Blatter. In Italia un biscotto dell’Albinoleffe diventa lo psicodramma giudiziario di una nazione. Intanto in Inghilterra Nigel Pearson, manager del Leicester City, ha cercato di strangolare McCarthur del Crystal Palace atterrandolo a bordo campo con una mossa da wrestling anni Novanta.

Londra. Confesso, della Coppa d’Africa ho seguito solo i rigori della finale tra Costa d’Avorio e Ghana, un supplizio che francamente non meritavo. Le storie che si incrociavano in quella partita sembravano la caricatura delle storie strappalacrime calcistiche: belle, ma troppe, e tutte assieme. L’allenatore che ha spesso fallito all’ultimo gli appuntamenti con la vittoria, Grant, che perde ai rigori con il suo Ghana; l’altro allenatore, quello della Costa d’Avorio, che alla scorsa Coppa d’Africa allenava la squadra che ha battuto in finale ai rigori la Costa d’Avorio, che vince ai rigori; la maledizione di Didier Drogba, con la sua Nazionale che vince la coppa solo quando lui smette di giocarci; il portiere vecchio convocato solo per fare numero ma che si trova a giocare per un infortunio del titolare e diventa l’eroe della Coppa nel modo più eorico e dunque più scontato, parando un rigore al portiere avversario e poi segnando lui stesso quello decisivo, ma solo dopo essersi accasciato a terra in preda ai crampi, per rendere l’impresa più impossibile. Ho capito tutto quando a fine partita hanno premiato il gol più bello del torneo: un cross sbagliato finito sotto l’incrocio dei pali. A quel punto ho spento.

 

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Lo strangolatore. E’ stato weekend di derby, come ricorda il sempre smilzo Pardo qua a fianco, e a parte la perfezione di Liverpool (quando si finisce 0-0 è l’apoteosi del calcio) abbiamo ammirato e applaudito Harry Kane, giovane inglese di cui sentirete parlare per molti anni se figa e bottiglia non avranno la meglio sulla sua voglia di pallone. Il biondo londinese ha ribaltato il derby di Londra più sentito, quello tra Tottenham, la sua squadra, e Arsenal. I Gunners, per essere fedeli alla tradizione, hanno perso un match decisivo al culmine di un filotto di risultati utili che faceva ben sperare. Non i tifosi, ormai avvezzi alle fregature. A Madrid è andata in scena la solita pantomima, invece, con l’Atletico che ha ficcato 4 pere al Real. Ancelotti alza il sopracciglio e Cristiano Ronaldo si dà ai bagordi. A proposito, alzo il calice al manager del Leicester City, Nigel Pearson, che non sapendo più far vincere la sua squadra si è dato alle gag a bordo campo. Un paio di mesi fa ha mandato a fare in culo – augurandogli la morte – un suo tifoso che lo insultava durante una partita, sabato ha cercato di strangolare McCarthur del Crystal Palace atterrandolo a bordo campo con una mossa da wrestling anni Novanta. Forse Klopp, l’allenatore del Borussia Dortmund contestato dai tifosi, potrebbe provare a fare lo stesso.

 


Celia Kay – la modella di cui si dice che abbia avuto una storia con Giroud dell’Arsenal – è inciampata sul letto mentre faceva le pulizie in camera


 

Biscotti. La cronaca giudiziaria italiana mi è comprensibile quanto un manuale di filologia micenea, ma da quel che leggo penso che sia ragionevole essere soddisfatti: la mostruosa inchiesta della procura di Cremona è finita, quindi è finita quella caccia alle streghe che ossessivamente riaffiorava sui giornali con noiosa regolarità. Si stabilirà in un’aula di tribunale se gli imputati sono colpevoli  – certamente sono innocenti fino a prova contraria, ripete il garantista britannico che è in me – e finirà il processo sui giornali, pratica accettabile soltanto nel contesto letterario e sbracato di un tabloid inglese, dove vale un po’ tutto perché tutto è passeggero, opinabile, ci si può fare una polemica furibonda e subito dimenticarsene. In Italia un biscotto dell’Albinoleffe diventa lo psicodramma giudiziario di una nazione, il che la dice lunga.

 

Pagine propiziatorie. Mentre la Cnn fa servizi sull’amore di Blatter per i cavalli – non è uno scherzo – lo Spiegel dà le vere notizie sul capoccia della Fifa, l’eterno svizzero che si è candidato ancora per il rinnovo del mandato (in un mondo dove il Papa si dimette e Cuba riapre alle relazioni con gli Stati Uniti, Blatter è un ostinato residuo del Diciannovesimo secolo). A quanto pare una commissione, ahem, indipendente, guidata da tale Mark Pieth ha indagato sulle tangenti incassate da funzionari Fifa di mezzo mondo da sponsor che assolutamente volevano aggiudicarsi contratti favolosi. L’inchiesta, dicono, faceva riferimento al ruolo di Blatter in questa storia che è la quintessenza della Fifa, ma prima della pubblicazione il riferimento è scomparso. Pieth, commissario, ahem, indipendente ha magicamente redatto le parti che riguardavano il leader eterno, e lo ha fatto in modo così goffo che la Uefa si è sentita in dovere di schiaffeggiarlo con un comunicato: “Ci siamo sempre chiesti perché Pieth fosse critico della Uefa e si opponesse alle riforme della Fifa, ora lo abbiamo capito”. Miele per le orecchie di Platini e – per altri motivi – anche per quelle di tutti gli amanti del calcio, visto che il problema non sono gli eventuali reati quanto la totale estraneità di Blatter a un fatto chiamato calcio. In vista delle elezioni di maggio mi permetto un appello al direttore di questo giornale: di recente il lungo articolo sull’Inter ha propiziato una sconfitta col Sassuolo e Dybala non ha visto palla (sì una l’ha vista e l’ha sparata in cielo a porta vuota) dopo essere stato raccontato in queste pagine. A fine aprile non si potrebbe commissionare una pagina su Blatter?

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