Pompei crolla, e allora?

Alessandro Giuli

E’ inverno, nevica, piove e Pompei si sgretola. In questa frase non c’è alcuna notizia e infatti, guardando le home page dei così detti giornaloni, non se ne scova traccia. Chi ha un po’ di memoria però sta già ricordando al ministro della Cultura Dario Franceschi che uno dei suoi predecessori, Bondi, per la stessa ragione fu inchiodato sulla gogna degli incapaci.

E’ inverno, nevica, piove e Pompei si sgretola. In questa frase non c’è alcuna notizia e infatti, guardando le home page dei così detti giornaloni, non se ne scova traccia. Chi ha un po’ di memoria, però, sopra tutto nel mondo dei social, sta già ricordando al ministro della Cultura Dario Franceschini che uno dei suoi predecessori, Sandro Bondi, per la stessa ragione fu inchiodato sulla gogna degli incapaci. E fu proprio Franceschini a reclamarne le dimissioni.

 

Non dubitiamo del fatto che i soliti inviati stiano viaggiando verso la bella e nobile Pompei, per fiutarne l’odore dei cocci e raccontare il sommario di decomposizione e incuria nel quale si sta ritraendo l’antico splendore della Campania Felix. E tuttavia ci si chiede che senso abbia, adesso, infliggere a Franceschini la stessa pena, usargli il “trattamento Bondi”. Nessun senso. Poiché il destino delle rovine, quando non si hanno soldi per coccolarle, è appunto rovinare. Al più si può dare un consiglio al barbuto ministro: faccia reinterrare quanto prima il patrimonio archeologico che l’Italia non è in grado di custodire. Nel caldo ventre, e materno, della dea Tellus c’è più sapienza e amore che in tutte le possibili righe di denuncia giornalistico-politica.

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