Perché la prima lezione per Syriza viene dall'America latina

Redazione

Syriza è diventata la prima forza di sinistra radicale a vincere da sola una libera elezione in tutta la storia d’Europa: una cosa diversa sia dalle socialdemocrazie, sia da quelle esperienze di fronte popolare, sinistra plurale o centrosinistra  – lì le sinistre radicali ci sono, ma sono in posizione subordinata.

Roma. Prendete un po’ di post marxismo. Aggiungete tanta gente che non ne può più dell’austerity. Condite con il pensiero no global. Insaporite con un pizzico di nazionalismo. Mettete a mescolare il tutto con un leader muscolare e fotogenico. Ecco qui la ricetta à la greca della Sinistra radicale – che non è poi solo una definizione in senso lato, ma letterale. Coalizione della Sinistra radicale è infatti l’esatto significato di Synaspismós Rizospastikís Aristerás, da cui l’acronimo Syriza. All’origine, un partitino eurocomunista che aveva rotto con gli stalinisti del Kke e che in epoca gorbacioviana aveva lasciato cadere l’etichetta comunista per tingersi di ecologismo. Dal 2001 iniziò ad aggregare attorno a sé le sinistre protestatarie di tutti i tipi, sull’obiettivo pragmatico di preparare una grande mobilitazione contro il G8 di Genova. Nel 2004 dalla fusione di 14 sigle diverse nacque formalmente Syriza, ma era una forza da 3-5 per cento. E’ stata la protesta contro il rigore dell’Eurozona imposto dalla Troika a gonfiare i suoi consensi, mentre la sinistra tradizionale del Pasok si squagliava. E’ stato l’impatto carismatico di un giovane tribuno come Alexis Tsipras a farne una forza di governo. E così Syriza è diventata la prima forza di sinistra radicale a vincere da sola una libera elezione in tutta la storia d’Europa: una cosa diversa sia dalle socialdemocrazie, sia da quelle esperienze di fronte popolare, sinistra plurale o centrosinistra  – lì le sinistre radicali ci sono, ma sono in posizione subordinata.

 

La stessa ricetta caudillista greca, post marxismo più no all’austerity, pensiero no global, nazionalismo, etc., è esattamente quella che in America latina hanno ribattezzato il socialismo del Ventunesimo secolo. Come in Grecia la Sinistra radicale va ora al potere con Tsipras, così il Socialismo del Ventunesimo secolo è andato al potere in Venezuela con Hugo Chávez nel 1999, in Bolivia con Evo Morales nel 2006 e in Ecuador con Rafael Correa nel 2007. Non nel Brasile di Lula che è del centrosinistra. Non nell’Uruguay di Vázquez e Mujica, che è sinistra plurale. Ma si avvicina a quel modello l’Argentina dei Kirchner (anche se la società argentina è troppo complessa per poter essere governata in stile chavista). Situazioni simili producono però effetti simili:  le gabbie dell’Eurozona imposte dalla Troika hanno provocato, nell’Europa post 2007, l’avvento di Syriza. In America latina, degli anni Novanta, le gabbie del Washington Consensus imposto dal Fondo monetario internazionale provocarono il Nuovo socialismo. Tutta l’Europa ha subìto il contraccolpo, ma i Piigs più di altri, e la Grecia più degli altri Piigs. Allo stesso modo in tutta l’America latina c’è stata l’ondata a sinistra, ma con alcuni picchi omologhi alla crisi greca, e corrispondenti appunto alla cruenta rivolta di Caracas contro l’aumento dei trasporti, alla “guerra dell’acqua” in Bolivia, alla crisi bancaria in Ecuador, al crollo del peso argentino. 

 

[**Video_box_2**]Il socialismo del Ventunesimo secolo ha prodotto autoritarismo ma anche forte crescita in Ecuador e Bolivia; autoritarismo e disastro economico in Venezuela; un maggior rispetto del pluralismo e una ripresa in Argentina, che però ora è tornata a impantanarsi. Comune a tutte queste situazioni è stata però una disponibilità di materie prime strategiche per incrementare la domanda e mantenere il consenso (fattore che a Tsipras manca del tutto). E’ un vincolo comune a tutte le economie dell’Unione europea, e pone una barriera probabilmente invalicabile rispetto a quel “contagio” che si potrebbe immaginare se la vittoria di Syriza fosse doppiata a dicembre in Spagna da Podemos, i cui leader, con Chávez, hanno avuto importanti legami ideologici e finanziari. Altro vincolo: il contesto dell’Ue e il sistema parlamentare, che dovrebbero in teoria rendere impossibile ogni involuzione autoritaria. Ma quel che sta accadendo nell’Ungheria di Viktor Orbán ci avverte che forse questa “barriera” non è del tutto affidabile.