Il quartier generale dell'NSA nel Maryland

Non c'è alternativa alla Nsa. Il nuovo report sulla sorveglianza

Redazione

Il National Research Council spiega che non si può sostituire la raccolta di massa dei dati delle chiamate. La paura dell’Europa.

Roma. Soltanto un anno fa il mondo ancora ringhiava di rabbia per le rivelazioni sui piani di sorveglianza globale delle comunicazioni dell’Nsa. I leak di Edward Snowden erano apparsi da pochi mesi, gli scoop continuavano ad arrivare a ritmo sostenuto (arrivano ancora oggi, ma non sono più scoop, e quasi nessuno se ne accorge), si diceva che la Nsa avesse messo sotto controllo il cellulare della cancelliera tedesca Merkel (di recente un tribunale ha detto che non ha trovato prove), che nessuno fosse al sicuro dalla curiosità morbosa dell’Agenzia per la sicurezza nazionale. L’Nsa praticava un sistema di raccolta di massa dei dati delle chiamate telefoniche (la cosiddetta “bulk collection” dei metadati) considerato inutile e pretestuoso. A leggere anche giornali autorevoli come il Guardian, sembrava quasi che la sicurezza fosse una giustificazione dietro cui nascondere un piano americano di controllo globale. In tutto l’occidente ci fu un revival dei sistemi di privacy, e i governi europei mostravano disagio davanti ai controlli estensivi degli americani. Spinto da queste pressioni, il presidente Obama propose di riformare le pratiche della Nsa, e lo scorso giugno stabilì la creazione di una grande commissione guidata dal National Research Council per capire se vi fossero delle alternative alla “bulk collection” dei dati.

 

Dopo mesi di lavori, i risultati della commissione sono arrivati giovedì, e la risposta, semplicemente, è no. Per la commissione “nessuna tecnica basata sul software può sostituire completamente la raccolta di massa dell’intelligence sui segnali”: in pratica, non esiste nessuna tecnologia capace di sostituire le intercettazioni della Nsa e mantenere lo stesso livello di sicurezza. Se volete difendervi dai terroristi, o si fa come dice l’Agenzia o niente, spiacenti. Alla commissione non è stato richiesto di valutare l’efficacia pratica dei metodi della Nsa, contestati da molti, ma di capire se esistono modi meno invasivi per ottenere le stesse informazioni di intelligence – e ha concluso che non esistono. “Questo non significa che la raccolta di massa deve continuare per forza”, ha detto il direttore della commissione, quella è una scelta politica. Esistono inoltre espedienti che possono “aiutare a mitigare il conflitto tra raccolta e privacy”, e che in parte sono già stati adottati dall’Amministrazione.

 

[**Video_box_2**]Il National Research Council è il braccio operativo della National Academy of Science, che è un organo federale, e si potrebbe pensare che il report risponda alle esigenze di Washington. Ma nella commissione che ha pubblicato il report siedono molti esperti indipendenti, alcuni dei quali hanno lavorato per le compagnie tecnologiche della Silicon Valley. Soprattutto, secondo il New York Times i risultati del report non sono quelli che Obama sperava: il presidente si aspettava che la commissione trovasse un sostituto tecnologico alla necessità (che è una necessità, il presidente lo sa bene) delle intercettazioni di massa. Sperava che ci fosse un modo di fare intercettazioni più mirate, e sperava così di allontanare da sé parte dello sdegno pubblico. Ma rispetto all’anno scorso molte cose sono cambiate. Oggi la minaccia del terrorismo si è ripresentata molto forte in molte parti del mondo, e dopo gli attentati di Parigi alcuni governi europei, come per esempio quello inglese di David Cameron, hanno proposto sistemi di controllo delle comunicazioni (digitali, nel caso inglese) ancora più duri di quelli della Nsa. L’Europa invoca la collaborazione dell’America nelle operazioni di antiterrorismo, e i sistemi di controllo di massa dell’Nsa a molti non sembrano più opera di un maniaco della sorveglianza, ma quasi un’operazione avveduta.

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