Vincenzo Nibali in maglia gialla a Parigi (foto LaPresse)

Il circo mediatico giudiziario colpisce l'Astana, la squadra del campione della bici Nibali

Giovanni Battistuzzi

Nella formazione kazaka nella quale corre lo Squalo sono stati squalificati cinque corridori in tre mesi. E dalla stampa estera arrivano ombre sportive sulle sue vittorie. Ecco perché accusare l'italiano non ha senso.

Cinque casi di doping in tre mesi all'Astana, la squadra del ciclismo professionista per cui pedala anche Vincenzo Nibali, l'ultimo reso noto pochi giorni fa ha per protagonista un altro giovane corridore, Artur Fedosseyev, proveniente dalla squadra giovanile della formazione kazaka. Una grana non da poco per il team manager Alexandre Vinokourov, dato che queste ultime squalifiche potrebbero inficiare sulla decisione dell'Unione ciclistica internazionale (Uci) di confermare o meno la licenza World Tour, la serie A del ciclismo, quella che permette l'invito automatico a tutte le più importanti corse del calendario mondiale. Un problema però anche per Vincenzo Nibali, che per l'Astana corre e che a causa alle disavventure dei suoi compagni di squadra vede gettare ombre sulle sue vittorie.

 

 

Il nome del ciclista siciliano è stato tirato in mezzo al caso da diversi quotidiani europei. Da il Monde, che descrive tutto il passato "dopato" dei dirigenti dell'Astana, Vinokourov in primis, lo stesso ha fatto anche il Figaro, mentre la Bbc che dedica al caso un articolo nel quale narrava vita sportiva dello Squalo mettendo in risalto come la vittoria al Giro e al Tour siano state ottenute in maglia Astana. Così allusioni che sembrano accuse velate e ombre sportive hanno iniziato ad aleggiare su Vincenzo Nibali. L'equivalenza è semplice: all'Astana girano sostanze dopanti, Nibali ha vinto grazie a sostanze dopanti.

 

Le illustri testate straniere però non tengono conto di almeno tre elementi di rilevanza sostanziale:

 

1) Nibali ha superato negli ultimi due anni oltre duecento controlli antidoping e il suo passaporto biologico risulta immacolato - cioè non toglie i sospetti, direbbe qualsiasi accusatore, poiché anche per gli altri corridori trovati positivi è successo lo stesso;

2) tre dei cinque casi riguardano la squadra B, che con quella World Tour non ha niente a che vedere se non la proprietà;

3) i fratelli Iglinsky fanno parte della compagine russo-kazaka della formazione;

 

[**Video_box_2**]Il terzo punto è quello più interessante e sul quale la stampa estera non si è soffermata. L'Astana ha direzione kazaka, ma in realtà è divisa in due tronconi ben diversi. Da un lato quello che gestito direttamente dal general manager Alexsandr Vinokourov, coadiuvato agli ex professionisti Dmitrij Fofonov e Sergej Jakovlev, l'altro quello "europeo", diretto dal Team manager Beppe Martinelli e Stefano Zanini. Metodi di allenamento e di gestione sono diversi, così come la preparazione e le sedi di ritrovo. Due squadre in una nella pratica: dalla gestione tecnica a quella medica: due preparatori e un medico a gruppo, tabelle indipendenti.

 

Della parte europea nessun caso di doping, nessun caso dubbio, nessuna squalifica. In quella kazaka, 5, tre dei quali in quella giovanile. Una differenza abissale, che però non è stata rilevata da nessuno di quei accusatori seriali pronti ad alzare il dito e puntarlo a chiunque vinca in modo netto.

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