Una donna porta il proprio figlio neonato all'Ospedale nazionale di maternità a Hyderabad, in India (foto AP)

Le nostre vittime collaterali

Giulio Meotti

Siamo responsabili della morte delle donne indiane. Il ruolo dell’Onu, della Banca mondiale e delle ong inglesi. Quando gli economisti svedesi dicevano: “Troppi letti vuoti nei campi per la sterilizzazione in India”.

Roma. E’ salito a tredici il numero di donne indiane rimaste uccise in una operazione di sterilizzazione di massa. In cambio della “procedura” avevano ricevuto otto euro. Al dottor R. K. Gupta, responsabile di quelle morti, il governo indiano aveva appena attribuito un premio per aver condotto 50 mila interventi di questo tipo. Secondo lo storico di Princeton, Matthew Connelly, autore del libro “Fatal Misconception”, c’è una colpa dell’occidente in questa strage. “Si tratta di una guerra alla popolazione combattuta con i contraccettivi. E una guerra prevede sacrifici e danni collaterali”.

 

Recita un recente annuncio di lavoro dello United Nations Population Fund, l’agenzia onusiana per la popolazione: “Si cercano consulenti per la pianificazione familiare per lo stato indiano del Madhya Pradesh”, uno dei più piagati da queste morti per sterilizzazioni. Sul sito governativo indiano (igovernment.in) si spiega che “la politica di controllo delle nascite è in collaborazione con lo United Nations Population Fund”. Il capo del Population Research Institute, Steven Mosher, che per primo ha documentato le conseguenze della “politica del figlio unico in Cina”, dice che “in India stanno usando una cattiva scienza e una teoria della popolazione sorpassata per nuocere alle persone”. Parlando alla Bbc, il ginecologo indiano Puneet Bedi sostiene che “il governo è ossessionato dalla pianificazione familiare”.

 

Alcune delle ong che il governo indiano utilizza per gestire quei “campi delle sterilizzazioni” sono finanziate dal Regno Unito sotto forma di “aiuti umanitari”. L’Observer, in un report dal titolo “UK aid helps to fund forced sterilisation of India’s poor”, ha scoperto che 166 milioni di sterline donate dal governo inglese sono andate a finanziare proprio il programma di sterilizzazioni in cui sono morte le donne. A elargire il denaro è il Department for International Development di Londra. Fondi che legano la riduzione delle nascite alla riduzione delle emissioni nell’atmosfera di anidride carbonica.

 

[**Video_box_2**]Quando Indira Gandhi divenne primo ministro in India, nominò suo figlio Sanjay responsabile della demografia. In un anno due milioni di donne e sei milioni di uomini indiani furono sterilizzati contro la loro volontà. Il capo della Banca mondiale, Robert McNamara, si congratulò con il governo indiano per l’“efficacia”. A Delhi, 700 mila persone delle baraccopoli videro la loro casa distrutta e ne ottennero una nuova, più decorosa se avessero accettato la sterilizzazione. Nelle zone agricole più povere, interi villaggi furono presi di mira per la sterilizzazione. Quando i residenti hanno protestato, il funzionario li ha minacciati di attacchi aerei. “Era follia”, dice Nina Puri della Family Planning Association of India. “Tutta la razionalità è andata persa”. Le donne venivano sequestrate, deportate in massa, piegate con la forza alla sterilizzazione, in nome di teorie partorite a migliaia di chilometri di distanza, a Washington e a Londra. Le più grandi istituzioni mondiali, dalla Banca mondiale alle Nazioni Unite, hanno collaborato in questa che Connelly chiama “la congiura contro la vita umana”. La Banca mondiale era così eccitata dai successi delle sterilizzazioni che queste divennero una precondizione per ricevere aiuti, acqua, elettricità, razioni di cibo, cure mediche. Paul R. Ehrlich, il biologo di Stanford autore di “The Population Bomb” che ha educato diverse generazioni all’ideologia dell’antinatalismo, compreso Aurelio Peccei, l’economista che nel 1972 ha animato il Club di Roma, chiese di “sterilizzare tutti gli indiani con più di tre figli”. Tutti. Ehrlich sapeva che i suoi piani erano a dir poco totalitari: “Saranno richieste decisioni apparentemente brutali e senza cuore. Si tratta di coercizione? Forse, ma coercizione per una buona causa”.

 

Come scrive Matthew Connelly, “l’establishment del controllo della popolazione ha considerato il proprio lavoro in India come una forma di ‘ricerca’”. Nelle pubblicazioni neomalthusiane degli anni Sessanta, l’India era “il calderone in cui sarà testata l’umanità”. Si minacciavano le democrazie occidentali che sarebbero diventate “come l’India” se non avessero controllato le nascite. Julian Huxley coniò la formula dell’uomo come “cancro per il pianeta” dopo aver visto le folle indiane sulle rive del Gange. La Fondazione Ford a Delhi aveva più personale dell’ambasciata americana. Fu l’India a ospitare la prima conferenza della International Planned Parenthood Federation.

 

L’economista svedese Goran Ohlin, assistente del segretario generale delle Nazioni Unite negli anni Ottanta, si lamentò che “ci sono troppi letti vuoti nei campi per le sterilizzazioni in India”. Adesso al loro posto ci sono tredici bare. Piene.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.