Dice sempre bip

Annalena Benini

Guardate bene le persone accanto a voi: non stanno chattando, ma spesso, soprattutto intorno alle nove del mattino e alle cinque del pomeriggio, stanno ubbidendo ai loro telefoni.

Se guardate bene le persone accanto a voi con in mano un telefono, capirete che non stanno sempre chattando, amoreggiando o rispondendo a importanti email di lavoro. Spesso, soprattutto intorno alle nove del mattino e alle cinque del pomeriggio, stanno ubbidendo ai loro telefoni. Al trillo della app che ricorda alla ragazza sull’autobus di vaccinare il cane, di pagare la bolletta della luce, di prendere l’antibiotico, di contare le calorie dei passi. Le cose che non si possono rimandare suonano alle nove del mattino, le cose che non si vogliono far sapere suonano alle nove di sera. Così, scrive il New York Magazine, molte ragazze del liceo chiedono alla app di suonare intorno alle cinque del pomeriggio, quando probabilmente saranno insieme a tutti gli altri: l’allarme suona, la ragazza si precipita sul telefono, poi ridacchia, apre lo zaino, lancia qualche sguardo laterale, fruga alla ricerca di qualcosa, ingoia la pillola anticoncezionale. Così, adesso, lo sanno tutti che lei ne ha bisogno.

 

[**Video_box_2**]Ma esiste anche un allarme uguale e contrario: la app trilla per segnalare che quello è un giorno fertile, la signora in ufficio sussulta, telefona al marito, a volte invece si guarda intorno, con aria predatoria. I telefoni suonano e le persone scattano in piedi, scappano via, corrono in bagno, ingoiano integratori, svaligiano negozi di lingerie, chiedono il divorzio, mangiano ananas. Con l’intento di migliorarci la vita, le app ci comandano: pensavo fosse un messaggio e invece era un ordine. Una mattina anche il mio telefono ha cominciato a trillare. Era l’app con una specie di calendario di appuntamenti mai segnati. Diceva che dovevo ascoltare la mia canzone preferita, e ballare come se nessuno mi stesse guardando. Non l’ho fatto, ma la mattina dopo la app ci ha riprovato: devi mangiare più yogurt, ha detto. E fare una lunga telefonata alla tua migliore amica, e anche guardare un tramonto, e prendere un multivitaminico. Il calendario aveva deciso, probabilmente attraverso mie accidentali impostazioni, di prendere in mano la mia vita e riorganizzarla. L’ho apprezzato, per una settimana ho preso davvero un multivitaminico, ho camminato (e contato i passi e le calorie dopo aver installato un’altra app, che però è diventata subito invadente e ha detto che devo bere più acqua e puntare molto sulla prevenzione) e ho immaginato un mondo pieno di suonerie diverse, in cui tutti ubbidiamo ai nostri telefoni: loro trillano, si illuminano, ci richiamano, ci sgridano, noi diciamo sempre sì, li culliamo con la mano. Spogliarsi, restare vestiti, tentare seduzioni oppure dormire, assumere proteine, mangiare l’insalata, cambiare corpo e mente con l’app dei sette minuti o quella dei cinque tibetani.

 

L’unica azione autonoma che ci resta è tenere accanto molti caricabatterie, perché il nostro faro non si spenga mai. Ci sono anche app di supporto psicologico, che suonano alle sette del mattino per ricordarci che possiamo farcela. E’ molto più di una sveglia: è una specie di sorellanza, ma autoritaria. Quando non si ubbidisce si avverte come un nodo in gola, un presagio di fallimento. Quando il mio telefono ha fatto molti bip alle due di notte, e poi alle quattro e alle cinque del mattino, ho pensato a un’emergenza: invece dovevo dare da mangiare a un coniglio (della fattoria di un gioco installato a mia insaputa). Credo che il coniglio abbia molto sofferto e  poi sia morto, e la app è stata eliminata, ma continuo a sentirmi in colpa.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.