Così affonda il socialismo spagnolo

Redazione

Le elezioni europee, con poche eccezioni, hanno penalizzato soprattutto le formazioni di governo. Anche in Spagna il Pp ha subito una flessione vistosa, ma paradossalmente quello che ha accusato il colpo più duro è il Psoe, finito gambe all'aria quanto il gemello francese. Il segretario socialista, Alfredo Pérez Rubalcaba, si è dimesso e ha convocato un congresso straordinario, ma neppure questo ha placato gli oppositori interni, che vorrebbero invece primarie aperte secondo lo schema del Pd italiano.

    Le elezioni europee, con poche eccezioni, hanno penalizzato soprattutto le formazioni di governo. Anche in Spagna il Pp ha subito una flessione vistosa, ma paradossalmente quello che ha accusato il colpo più duro è il Psoe, finito gambe all’aria quanto il gemello francese. Il segretario socialista, Alfredo Pérez Rubalcaba, si è dimesso e ha convocato un congresso straordinario, ma neppure questo ha placato gli oppositori interni, che vorrebbero invece primarie aperte secondo lo schema del Pd italiano. Il problema del Psoe è strutturale: nemmeno dall’opposizione si riesce a capitalizzare elettoralmente il disagio sociale (in un paese col 25 per cento di disoccupazione), che cerca piuttosto rappresentanza in una riesumata estrema sinistra filocomunista: [**Video_box_2**]Izquierda Unida o la lista degli ex indignados, mentre in Catalogna, dove solo cinque anni fa i socialisti primeggiavano, ora la formazione più votata è quella della Sinistra repubblicana e il Psoe subisce la vistosa secessione dei separatisti. Rubalcaba, uomo di apparato, già braccio destro di Felipe González, ha voluto assumere la successione di José Luis Rodríguez Zapatero nel segno di una continuità burocratica, priva di qualsiasi scatto innovativo. Così alla fine del 2011 subì la sconfitta da parte di Mariano Rajoy, che ottenne un’imprevista maggioranza assoluta anche grazie alla pochezza del suo avversario socialista, al minimo storico col 28,76 per cento dei voti. Fu poi eletto segretario del partito grazie al controllo dell’apparato e all’alleanza con i “baroni” delle comunità autonome. Da allora la serie di sconfitte è stata costante e Rubalcaba, contestato, promise primarie che non ha mai convocato, fino a doversi arrendere ora dopo aver abbassato al 23 per cento il record negativo di voti. Anche questa volta, però, rifiuta di interpellare i simpatizzanti, per mantenere una forma di controllo su un partito che ormai non lo sopporta più e, soprattutto, non intercetta più l’elettorato. Una storia già vista altrove, e che forse rivedremo presto anche in Francia. E’ la storia di una sinistra invecchiata male, uno psicodramma che non è solo quello personale del segretario del Psoe, ma di una visione politica.