
War games nel mar Giallo
Anche la Corea del nord molla i freni e ora la battaglia navale del Pacifico si fa più pericolosa. Ieri sera (la mattina in Italia) la Corea del nord ha sparato colpi di artiglieria in direzione di una motovedetta della marina sudcoreana vicino all’isola di Yeonpyeong, sul confine marittimo nel mar Giallo. Secondo la Casa Blu di Seul non ci sarebbero feriti. Subito dopo, in via precauzionale, sull’isola di Yeonpyeong – che è territorio sudcoreano – è suonata la sirena d’allarme e gli abitanti sono stati evacuati.
Anche la Corea del nord molla i freni e ora la battaglia navale del Pacifico si fa più pericolosa. Ieri sera (la mattina in Italia) la Corea del nord ha sparato colpi di artiglieria in direzione di una motovedetta della marina sudcoreana vicino all’isola di Yeonpyeong, sul confine marittimo nel mar Giallo. Secondo la Casa Blu di Seul non ci sarebbero feriti. Subito dopo, in via precauzionale, sull’isola di Yeonpyeong – che è territorio sudcoreano – è suonata la sirena d’allarme e gli abitanti sono stati evacuati.
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Yeonpyeong è emblematica perché ricorda un episodio tragico della storia delle due Coree: nel 2010 l’affondamento della nave sudcoreana Cheonan, che causò la morte di 46 marinai, e il bombardamento dell’isola da parte dei nordcoreani (5-10 morti e almeno 16 feriti), portarono al minimo storico i rapporti tra i due paesi, che tecnicamente non hanno mai firmato un accordo di pace oltre l’armistizio del 1953.
Come al solito Pyongyang si dimostra spaventosamente imprevedibile. Negli ultimi giorni c’erano stati infatti dei flebili segnali di dialogo tra nord e sud. Kim Jong-un aveva espresso le sue condoglianze per l’affondamento del traghetto sudcoreano Sewol, il cui bilancio è di 302 tra morti e dispersi. Allo stesso modo il presidente della Corea del sud, Park Geun-hye, aveva dimostrato vicinanza al nord dopo il crollo di una palazzina a Pyongyang. Due giorni fa c’è stata poi la storica visita dell’arcivescovo di Seul, Andrew Yeom Soo-jung, al complesso industriale di Kaesong, l’unica zona in territorio nordcoreano a essere condivisa da nord e sud, e che periodicamente Pyongyang minaccia di chiudere. C’entra forse questo clima da “liberi tutti” che dalla Siria all’Ucraina segnala che sul pianeta non c’è al momento nessuna superpotenza che voglia assumersi responsabilità geopolitiche?


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