A Rignano non abitano orchi

Redazione

A Rignano Flaminio non abitano orchi. L’ha certificato ieri la Corte d’appello di Roma, confermando le assoluzioni nei confronti degli imputati per i presunti abusi sessuali ai danni dei bambini di una scuola materna. Il caso risale al periodo compreso tra il 2005 e il 2006 – se ne occupò Claudio Cerasa, sul Foglio e poi in un libro – e si conficcò in pianta stabile sulle prime pagine dei giornaloni nazionali e no. I carabinieri di Bracciano, su ordine del gip Elvira Tamburelli, arrestarono nel 2007 tre maestre dell’asilo e il marito di una di loro, e poi una bidella e un benzinaio.

    A Rignano Flaminio non abitano orchi. L’ha certificato ieri la Corte d’appello di Roma, confermando le assoluzioni nei confronti degli imputati per i presunti abusi sessuali ai danni dei bambini di una scuola materna. Il caso risale al periodo compreso tra il 2005 e il 2006 – se ne occupò Claudio Cerasa, sul Foglio e poi in un libro – e si conficcò in pianta stabile sulle prime pagine dei giornaloni nazionali e no. I carabinieri di Bracciano, su ordine del gip Elvira Tamburelli, arrestarono nel 2007 tre maestre dell’asilo e il marito di una di loro, e poi una bidella e un benzinaio. In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, utili anche a soppesare l’eventualità di un ricorso in Cassazione, è bene ricordare che per lunghi sfibranti mesi, in omaggio a un malinteso senso di protezione dei fanciulli coinvolti, gli accusati vennero dipinti come “orchi” e “streghe” e “diavoli”, pedofili stupratori annidati nel “paese dei mostri”.

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    Sorda al richiamo della presunzione d’innocenza, avida di sangue a buon mercato e cinicamente alleata ai dèmoni più oscuri che s’erano comprensibilmente insinuati nei genitori delle sedicenti vittime, una moltitudine di osservatori e cronisti allestì un processo parallelo di mostrificazione mediatica così cruento da far sembrare perfino lieve la restrizione della libertà. Ovvio che adesso, a mente fredda e assoluzione reiterata, in questione torna anche l’utilizzo spregiudicato della carcerazione preventiva. Ma il cuore di quella storia scellerata resta sempre lo stesso: al netto del principio di precauzione (coi minori è sempre meglio avere tre occhi anziché due), chi pagherà per aver manipolato la fantasia dei bambini e violentato la vita e l’onorabilità degli accusati assolti? Nessuno, pare.