
Zeru tituli
The Unhappy one
Quante volte dobbiamo perdonare, sette? “Io vi dico: settanta volte sette”. E così nel weekend di Pasqua, lui bravo cattolico lusitano in terra di perfida apostasia, il Profeta José Mourinho ha deciso di perdonare, sinite parvulos, dopo le settanta volte e le sette. E insomma erano proprio 77. Settantasette che Mou col suo Chelsea non perdeva in casa, perché non perdere in casa è adamantina dogmatica calcistica di Mou. E noi fedeli rimasti qui, attardati in partibus infidelium, ancora ce le ricordiamo, quelle parole di profezia, più tremende di Isaia.
Quante volte dobbiamo perdonare, sette? “Io vi dico: settanta volte sette”. E così nel weekend di Pasqua, lui bravo cattolico lusitano in terra di perfida apostasia, il Profeta José Mourinho ha deciso di perdonare, sinite parvulos, dopo le settanta volte e le sette. E insomma erano proprio 77. Settantasette che Mou col suo Chelsea non perdeva in casa, perché non perdere in casa è adamantina dogmatica calcistica di Mou. E noi fedeli rimasti qui, attardati in partibus infidelium, ancora ce le ricordiamo, quelle parole di profezia, più tremende di Isaia: “Dopo di me verrà un giorno in cui l’Inter perderà in casa, e non vi ricorderete da quanto tempo non accadeva”. Troppa grazia, ormai non ci ricordiamo più da quando non ne azzecchiamo due di fila in casa (e domenica arriva il Pacioso Malefico, l’uomo che ruppe l’incantesimo. Brrr). Ma poiché anche la fede del pallone ha i suoi punti insondabili di non ritorno, ecco il Sunderland, l’ultimo della classe, passeggiare vittorioso sul prato di Stamford Bridge. Ecco lo Special diventare Unhappy one, scagliarsi contro la sorte, l’arbitro e il designatore, simulacri terreni degli Immutabili Voleri del cielo del football. La Premier League è andata, ma la nostra fede non traballa.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
