Unar, la causa persa dell'Espresso

Redazione

Un volenteroso articolo dell’Espresso denuncia la “censura preventiva” della chiesa ai danni dei famigerati libretti dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali contro l’omofobia a scuola. Si parla del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che qualche settimana fa ha dedicato all’iniziativa dell’Unar parole di preoccupazione. Più che fondate, visto che i libretti pretendono di “educare alla diversità” nelle scuole italiane affermando che  “i tratti caratteriali, sociali e culturali, come il grado di religiosità, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo”.

    Un volenteroso articolo dell’Espresso denuncia la “censura preventiva” della chiesa ai danni dei famigerati libretti dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali contro l’omofobia a scuola. Si parla del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che qualche settimana fa ha dedicato all’iniziativa dell’Unar parole di preoccupazione. Più che fondate, visto che i libretti pretendono di “educare alla diversità” nelle scuole italiane affermando che  “i tratti caratteriali, sociali e culturali, come il grado di religiosità, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo”. Ecco perché, di tutto l’argomentare del settimanale, è condivisibile solo la definizione “tragicomico” attribuita al caso. Solo che, a renderlo tragicomico, è il modo in cui è stato gestito dal direttore dell’Unar, Marco De Giorgi. Il  quale ha allestito, senza concordare con i ministeri competenti e senza coinvolgere le associazioni che non fossero di provata fede Lgbt, un’operazione che si traduce in aperta campagna di denigrazione (questa sì, dettata da vera e conclamata fobia) nei confronti delle [**Video_box_2**]persone che professano una religione. Assai prima che il presidente della Cei ne parlasse pubblicamente, quei libretti erano stati sconfessati sia dal ministero per le Pari opportunità, nella persona dell’allora titolare Maria Cecilia Guerra, sia dal Miur, per bocca dell’allora sottosegretario Gabriele Toccafondi, rimasto in carica con il governo Renzi. Ma non sarebbe forse accaduto nulla se le associazioni riunite nel Forum delle famiglie, i comitati Sì alla famiglia, le Sentinelle in piedi e la Manif pour tous Italia (gente comune, genitori e giovani, non mercenari della Cei) non avessero denunciato un’operazione che vuole introdurre la teoria del gender nelle scuole italiane, dalle materne alle superiori, usando l’ampio, confuso e strumentale cappello della lotta all’omofobia. L’Espresso se ne faccia una ragione: sono state le famiglie a bocciare quei libretti ispirati al disprezzo anticattolico e antifamiglia, e a pretendere di essere consultate quando in ballo c’è il diritto di educare i loro figli. Un diritto riconosciuto da tutte le convenzioni internazionali ma, a quanto pare, non dall’Unar.