
Non solo appunti a Renzi
Autorevole, ma anche rottamatrice. Ecco la Bankitalia che occorre
Passi per i rilievi al Documento di economia e finanza (Def) avanzati in Senato dal vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini: fanno parte del ruolo istituzionale di Via Nazionale, benché quei dubbi riguardino due punti sui quali Matteo Renzi dice di non temere né smentite né critiche, e cioè le coperture garantite dalla revisione della spesa pubblica (“potrebbe non bastare”, ha detto Signorini) e la ripresa nel 2014: “Che resta fragile mentre deve essere robusta e duratura anche per assicurare la sostenibilità del debito pubblico”.
Passi per i rilievi al Documento di economia e finanza (Def) avanzati in Senato dal vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini: fanno parte del ruolo istituzionale di Via Nazionale, benché quei dubbi riguardino due punti sui quali Matteo Renzi dice di non temere né smentite né critiche, e cioè le coperture garantite dalla revisione della spesa pubblica (“potrebbe non bastare”, ha detto Signorini) e la ripresa nel 2014: “Che resta fragile mentre deve essere robusta e duratura anche per assicurare la sostenibilità del debito pubblico”. Passi anche per la risposta data dal governatore Ignazio Visco a margine dell’assemblea del Fondo monetario, il 12 aprile a Washington. A chi gli chiedeva se avessero ragione i banchieri nel protestare contro l’aumento della tassa sulle rivalutazioni delle quote in Bankitalia con minaccia di ulteriori e automatiche restrizioni di credito a imprese e famiglie, Visco si è limitato a esprimere una tesi – “le conseguenze possono riguardare le disponibilità per le banche dei fondi con cui fare credito” – più che ad appoggiare quella che è apparsa una ritorsione preannunciata dall’Abi. Ciò che invece nel governo comincia a essere avvertito come un’assenza, se non come scarso feeling con Palazzo Chigi e con il ministero dell’Economia, è il ruolo che la Banca d’Italia può svolgere, e in anni passati ha svolto, nel contribuire alla ripresa con i mezzi istituzionali di cui dispone.
In primo luogo Palazzo Koch potrebbe invitare, con maggiore enfasi, le banche ad aprire il cordone della borsa. In secondo luogo potrebbe partecipare più attivamente al dibattito europeo sulle misure non convenzionali che la Banca centrale europea potrebbe prendere per aiutare l’economia reale e scongiurare la deflazione. In questo dibattito la Bundesbank e in generale l’establishment tedesco sono costantemente in prima linea, spesso con messaggi immediatamente percepibili dall’opinione pubblica, a cominciare dalla difesa del contribuente di Berlino.
Può farlo perché, a dispetto dell’aura di sacralità che la circonda, la Buba è molto più vicina alla politica di quanto non sia (giustamente) la Banca d’Italia. Però insomma, un atteggiamento un po’ meno ingessato, ecco questo qualcuno se lo aspetterebbe. Ma il terreno è minato, perché Mario Draghi è italiano, il che limita la libertà di manovra di Bankitalia. Né è certo in dubbio l’asse tra Francoforte e Via Nazionale, dove l’attuale catena di comando è stata forgiata proprio da Draghi. Sull’altro fronte, interno, qualche scricchiolìo si comincia a percepire più netto.
[**Video_box_2**]Eppure lo staff di Visco ha buon gioco nel ricordare come nel momento di maggior tensione tra esecutivo e parti sociali sia stato proprio il governatore a profittare della commemorazione di Guido Carli per attaccare “rigidità legislative, burocratiche, corporative, imprenditoriali, sindacali, da sempre la remora principale allo sviluppo del nostro paese”. La famosa teoria dei lacci e lacciuoli che lo stesso Renzi non avrebbe potuto meglio adattare alla concertazione; il che ha attirato su Visco dure critiche dal sindacato e freddezza in abbondanza dagli industriali di Viale dell’Astronomia. E però resta che il rapporto tra Bankitalia e Palazzo Chigi non è fatto per ora di continue consultazioni come con Mario Monti, e anche con Enrico Letta, benché al Mef sedesse già l’ex di Via Nazionale Fabrizio Saccomanni. Mentre l’ultimo incontro tra presidente del Consiglio e governatore risale al 19 febbraio, quando Renzi era ancora incaricato, e pare che allora Visco gli abbia suggerito di tenersi Saccomanni. In realtà la divisione dei ruoli praticata da Renzi si applica anche a Bankitalia, considerata interlocutore di primo rilievo, ma non “l’interlocutore”. Al contrario del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ancora due giorni fa ha chiamato Visco al Quirinale per esaminare la manovra economica. Su questo Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia che dalla Banca d’Italia non è mai transitato, sembra più in linea con il presidente del Consiglio. Ma proprio questa divisione di ruoli prevede, nella visione del governo, che Bankitalia torni a esercitare quella moral suasion sui banchieri, praticata in anni passati a suon di convocazioni al piano nobile di Via Nazionale. E che oggi potrebbe indurre le banche a sbloccare un po’ di credito. A non farsi frenare, anche loro, dai soliti corporativi lacci e lacciuoli.


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