Speciale online flash 10:56

La solitudine di Israele nel destino della spia Pollard

Giulio Meotti

Dopo trent’anni di carcere in una cella di isolamento, per Israele non sarà facile tirare fuori dal carcere la spia Jonathan Pollard, la grande pedina usata da Washington e Gerusalemme per far ripartire i negoziati con i palestinesi. Ieri Michael Hayden, ex capo della Cia e della National Security Agency, ha detto che la comunità spionistica americana vedrebbe il rilascio di Pollard come “un tradimento”. Altri alti ufficiali dell’establishment di sicurezza americano si stanno esprimendo contro il suo rilascio. Il ministro della Difesa americano dell’epoca, Caspar Weinberger, aveva detto che la spia israeliana meritava di essere “fucilata o impiccata”. Il Pentagono e la Cia hanno sempre fatto di tutto pur di tenere in carcere Pollard.

    Dopo trent’anni di carcere in una cella di isolamento, per Israele non sarà facile tirare fuori dal carcere la spia Jonathan Pollard, la grande pedina usata da Washington e Gerusalemme per far ripartire i negoziati con i palestinesi. Ieri Michael Hayden, ex capo della Cia e della National Security Agency, ha detto che la comunità spionistica americana vedrebbe il rilascio di Pollard come “un tradimento”. Altri alti ufficiali dell’establishment di sicurezza americano si stanno esprimendo contro il suo rilascio. Il ministro della Difesa americano dell’epoca, Caspar Weinberger, aveva detto che la spia israeliana meritava di essere “fucilata o impiccata”. Il Pentagono e la [**Video_box_2**]Cia hanno sempre fatto di tutto pur di tenere in carcere Pollard, e un capo della Cia come George Tenet minacciò le dimissioni quando Bill Clinton prese in considerazione l’idea di liberarlo nel 1997. Anche molti editorialisti ebrei americani sono contrari a liberare Pollard. Martin Peretz, editore di New Republic e buon amico di Israele, di recente aveva pubblicato un articolo contro “la crociata per liberare Pollard”, da lui definito “uomo disgustoso”. Nel destino di Pollard, che si vide chiudere in faccia i cancelli dell’ambasciata israeliana a Washington, c’è molta della solitudine dello stato ebraico. La celebre spia, che ha fornito a Israele segreti chiave dell’intelligence americana, molti dei quali vitali per la sicurezza di Gerusalemme, finirà i suoi giorni come un soldato scomparso in azione?

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.