La scuola del totalitarismo relativista

Giulio Meotti

Ogni villaggio del Québec, si trovasse nell’ondulato Beauce verso la frontiera americana, a est lungo il fiume San Lorenzo o a nord lungo le rotte dei cacciatori, era sempre stato dominato da un grande campanile in granito e dalla tradizione dei martiri gesuiti del nord America. Un tempo, infatti, il Québec, noto anche come “il paradiso noioso”, era la regione più religiosa del continente nordamericano. Oggi è la patria di un secolarismo aggressivo e senza precedenti. Nel 2008 lo stato canadese approvò l’Erc, il Corso di etica e cultura religiosa, una legge che bandisce l’insegnamento confessionale non soltanto nelle scuole statali, ma che costringe anche quelle private a impartire agli studenti una bizzarra dottrina di stato.

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    Ogni villaggio del Québec, si trovasse nell’ondulato Beauce verso la frontiera americana, a est lungo il fiume San Lorenzo o a nord lungo le rotte dei cacciatori, era sempre stato dominato da un grande campanile in granito e dalla tradizione dei martiri gesuiti del nord America. Un tempo, infatti, il Québec, noto anche come “il paradiso noioso”, era la regione più religiosa del continente nordamericano. Oggi è la patria di un secolarismo aggressivo e senza precedenti.

    Nel 2008 lo stato canadese approvò l’Erc, il Corso di etica e cultura religiosa, una legge che bandisce l’insegnamento confessionale non soltanto nelle scuole statali, ma che costringe anche quelle private a impartire agli studenti una bizzarra dottrina di stato. E’ stato definito il “primo corso di etica di stato” mai varato in un paese occidentale. Un laicismo obbligatorio impensabile nel paese confinante con il Canada, gli Stati Uniti della famosa “separazione di stato e chiesa”. Il corso etico di stato prevede delle banali nozioni sulle principali religioni, la liceità morale dell’aborto, per citare uno dei “valori” inculcati. Il primate del Canada, cardinale Marc Ouellet, l’ha chiamata “dittatura del relativismo applicata”, con echi ratzingeriani. Soltanto una scuola cattolica di Montréal, la gesuitissima Loyola High School, con la statua di Sant’Ignazio a guardarne l’ingresso, ha fatto causa. Ha chiesto che il suo corso “Morals and World Religions”, le religioni raccontate da una prospettiva cattolica, venisse mantenuto. Lo stato ha negato la richiesta in nome della “neutralità”. Questa settimana il caso è arrivato alla Corte suprema. Si dovrà decidere la sorte della più aggressiva legge sulla laicità del mondo, che è andata oltre persino quella francese e che è stata paragonata a quella del Pakistan sulla blasfemia. Qualcosa di simile è successo in Irlanda, dove è arrivato “il primo curriculum ateo della storia”, ovvero gli istituti scolastici non confessionali insegneranno l’ateismo ai bambini dai quattro ai tredici anni. Non era mai successo che il motto “Dio non esiste” entrasse fra le materie di insegnamento nelle scuole dell’obbligo di un paese dell’Unione europea. Il Québec è andato oltre, mettendo mano all’insegnamento negli istituti privati. E’ “la pensée québécoise”, il pensiero unico in salsa canadese.

    Il corso etico di stato, varato sotto il ministro dell’Educazione del Québec Michelle Courchesne, è stato scritto da Georges Leroux, docente di Filosofia all’Università di Montréal, teorico dell’insegnamento della religione non come fede o cultura viva, ma come “memoria storica”, un relitto da tramandare. Così il cristianesimo appare al fianco di culti raeliani, animisti, magici, in un misto di relativismo culturale e politicamente corretto.

    Tre anni fa una prima sentenza della Corte superiore della provincia aveva dato ragione alla Loyola, definendo il corso di stato come “totalitario per natura”. Due anni dopo la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza, dando ragione al governo del Québec. La Loyola è la culla dell’educazione del Québec, frequentata dall’ex governatore Georges Vanier e dal ministro delle Finanze Jim Flaherty. Parlando al National Post, Paul Donovan, responsabile della scuola dei gesuiti canadesi, ha detto che se la Corte si esprimesse contro l’istituto gesuitico “la religione rimarrebbe nelle case e nelle chiese, esclusa dall’arena pubblica”. E’ lo stato che si erge a ente di educazione morale. Come nella Germania dell’est.

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    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.