Quegli "zoticoni della Bbc" censurano il programma su gay e islam

Giulio Meotti

Alla Bbc piace pensare di essere corsara quando smoraleggia contro la chiesa cattolica e la pedofilia (famoso il documentario della Bbc intitolato “Sex Crimes and the Vatican”, 38 minuti e 57 secondi di accuse al Vaticano di aver coperto i preti pedofili, trasmesso nel 2006 e ritrasmesso in Italia da Michele Santoro ad “Anno Zero”) o quando trasmette un live da una clinica dove si eseguono aborti. Gli piace anche credere di essere molto disinibita e libertina quando propone al suo pubblico l’“intrattenimento gay friendly” (la Cbbc, il ramo dell’emittente pubblica inglese Bbc che si occupa dei programmi per bambini dai sette ai dodici anni, ha lanciato un format per la “diffusione culturale della diversità di genere”, attraverso una mirata azione pedagogica rivolta ai minori).

    Alla Bbc piace pensare di essere corsara quando smoraleggia contro la chiesa cattolica e la pedofilia (famoso il documentario della Bbc intitolato “Sex Crimes and the Vatican”, 38 minuti e 57 secondi di accuse al Vaticano di aver coperto i preti pedofili, trasmesso nel 2006 e ritrasmesso in Italia da Michele Santoro ad “Anno Zero”) o quando trasmette un live da una clinica dove si eseguono aborti. Gli piace anche credere di essere molto disinibita e libertina quando propone al suo pubblico l’“intrattenimento gay friendly” (la Cbbc, il ramo dell’emittente pubblica inglese Bbc che si occupa dei programmi per bambini dai sette ai dodici anni, ha lanciato un format per la “diffusione culturale della diversità di genere”, attraverso una mirata azione pedagogica rivolta ai minori). Ma quando si tratta di omosessuali e islam, la “Zietta” (auntie in inglese), come chiamano l’ente radiotelevisivo del Regno Unito, è codarda e codina.

    L’emittente pubblica britannica è stata accusata di censura dopo che nel suo show Free Speech, emblematicamente dedicato alla libertà di parola nel Regno Unito, ha cassato una parte del programma in cui si affrontava il tema dell’omosessualità nel mondo islamico. Il programma di Rick Edwards, e in cui comparivano anche il ministro Susan Kramer, prevedeva una clip di intervista ad Asifa Lahore, la più nota lesbica musulmana d’Inghilterra: “Una domanda che vorrei fare alla comunità islamica è: quando sarà possibile essere musulmani e omosessuali?”. Una domanda che aveva ricevuto il maggior numero di commenti e interesse da parte degli utenti dell’emittente nella preview del programma. Ma la domanda è stata eliminata su pressioni e minacce della Birmingham Central Mosque. Niente male per un programma che per motto ha “Britain is a democracy where we can say what we want. So let’s say it”. Fondata dall’omosessuale Lord Reith e con un programma di pari opportunità che riconosce anche ai dipendenti omosessuali il diritto a una settimana di congedo matrimoniale, la Bbc ha replicato così alle critiche: “Agendo sulla base del rispetto per la moschea, è stata presa la decisione di rinviare il dibattito sui diritti dei gay islamici”. Quanto tatto, per la stessa emittente che non esita ad accusare ogni giorno di omofobia le altre confessioni religiose, ebraiche e cristiane. E’ la stessa Bbc che, con la direttiva “Portrayal of Lesbian, Gay and Bisexual People”, ha auspicato agli autori dei format per la Bbc a introdurre protagonisti omosessuali e bisessuali nei programmi per bambini, “al fine di far familiarizzare i giovani spettatori con il mondo della diversità sessuale fin dalla tenera età, e sostenere i bambini che devono affrontare l’età della formazione, e che potrebbero essere omosessuali”. Omosessuali sì, gay e musulmani no.

    Il noto blogger Raheem Kassam ha così commentato la censura da parte dell’emittente: “Nessuno ha detto niente, non la commissione liberal, non la ministra liberal democratica, non l’editor dell’Huffington Post, non il comico di sinistra, e neppure l’attivista dei diritti transgender”. Quando la Bbc introdusse scene gay nello sceneggiato “I bucanieri”, tratto da un romanzo di Edith Wharton, lo storico Paul Johnson sparò a zero contro i “barbari zoticoni” della tv britannica di stato che “non rispettano neppure i capolavori della letteratura”. Adesso quei barbari zoticoni hanno adottato una politica, per dirla con le parole dell’ex direttore Mark Thompson, in cui “l’islam deve essere trattato in maniera più sensibile delle altre religioni”. Dunque va bene trasmettere il musical spazzatura “Jerry Springer - The Opera”, in cui si vede un Gesù ospite di un talk-show che ammette di essere “un po’ gay”, ma niente domande scomode sui gay lapidati sotto la sharia. Adesso ci manca soltanto una intervista della “Zietta” a Mahmoud Ahmadinejad, in cui  l’ex presidente spiega che “i gay non esistono in Iran”.
     

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.