Anche il Papa ha dei limiti

Matteo Matzuzzi

“Non si deve cambiare nulla nell’insegnamento cattolico” in fatto di morale sessuale, dal momento che si ha a che fare “con il verbo di Gesù e i precetti divini. E questo segna chiari limiti a ogni Papa, a ogni Sinodo e a ogni vescovo”. Il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino, interviene dalle colonne del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung sulle questioni che saranno al centro dei prossimi sinodi sulla famiglia, quello straordinario di ottobre e quello ordinario dell’anno prossimo. 

    “Non si deve cambiare nulla nell’insegnamento cattolico” in fatto di morale sessuale, dal momento che si ha a che fare “con il verbo di Gesù e i precetti divini. E questo segna chiari limiti a ogni Papa, a ogni Sinodo e a ogni vescovo”. Il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino, interviene dalle colonne del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung sulle questioni che saranno al centro dei prossimi  sinodi sulla famiglia, quello straordinario di ottobre e quello ordinario dell’anno prossimo.  Rilegge i passaggi della dotta e profonda relazione tenuta in apertura di concistoro dal cardinale e teologo Walter Kasper, si sofferma sulla questione relativa ai divorziati risposati da riammettere alla comunione e dice che “nella decisione a favore del matrimonio sacramentale si manifesta il sì incrollabile del Signore nei confronti dell’essere umano e nel suo creato, nell’amore tra donna e uomo. Io – spiega Woelki – faccio la mia scelta a favore di una persona, qui, ora e per sempre. Ognuno di noi desidera essere accettato e amato incondizionatamente e il matrimonio cristiano desidera trasformare ciò in vissuto e in una esperienza sacramentale”. Ciò che la chiesa deve fare, a giudizio dell’arcivescovo di Berlino, “è intensificare l’aiuto per le coppie in difficoltà, la chiesa deve sforzarsi di comunicare meglio”, il che però non significa affatto adeguarsi allo Zeitgeist, lo spirito del tempo, come invocato da qualche vescovo tedesco deciso a fare del Sinodo il terreno in cui ribaltare dottrina e pastorale cattolica su etica e morale sessuale: “Non possiamo semplicemente adattare le norme alla realtà della vita. Se in passato siamo stati convinti della validità di qualcosa, non è che questo qualcosa, oggi, automaticamente possa risultare sbagliato. Semmai, dobbiamo chiederci perché altri non riescano a riconoscere la validità di ciò”. La missione è chiara, per il prelato che per anni fu vescovo ausiliare a Colonia del conservatore Joachim Meisner – la cui rinuncia alla guida della diocesi è stata accolta da Papa Francesco la scorsa settimana dopo cinque anni di proroga: “Dobbiamo impegnarci a diffondere uno stile di vita che si distingua da quello oggi abituale. Come cristiani, dobbiamo favorire la formazione di una società alternativa. Fa parte del credo cristiano non il dire ‘anche noi’, ma ‘noi la pensiamo diversamente’”. E sulle critiche veementi all’Humanae Vitae, che stando alla sintesi ai questionari sulla famiglia presentata dalla Conferenza episcopale tedesca creerebbe ormai “solo confusione”, Woelki ribatte che quanto contenuto nell’enciclica di Paolo VI “è tuttora valido. Non si può dire che sia positivo il fatto che una donna, grazie alla pillola, sia sempre e comunque disponibile per l’uomo. Un concetto sul quale concorda perfino il movimento femminista”. Il discorso è diverso, aggiunge il porporato creato cardinale da Benedetto XVI nel suo penultimo concistoro del 2012, fama di uomo pio e capace di districarsi con grande equilibrio tra scogli più insidiosi con cui ha avuto a che fare a Berlino (ateismo militante, gender, fazioni in contrasto tra loro nella diocesi): “L’Humanae Vitae disegna un quadro dell’amore e della sessualità che esalta la dignità del singolo individuo”. Non c’entra nulla, sottolinea, l’essere “guardiani della religione che controllano ciò che avviene nelle stanze da letto. Questo è un pregiudizio”. La chiesa cattolica “non è nemica della corporeità” e per comprenderlo è sufficiente “pensare alle stupende asserzioni del Vaticano II riguardo l’amore coniugale contenute nella Gaudium et Spes. Non solo, ma anche nella Humanae Vitae e nella Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II”. Le bussole per orientarsi, dunque, ci sono. Quel che manca è “lo sforzo per farci capire meglio”, riconosce Woelki, che ammette come “in passato non sia sempre stato esplicitato in modo chiaro il punto di vista della chiesa su tali questioni”. Anche su tutte quelle situazioni inedite fino a pochi anni fa che hanno portato eminenti esponenti delle gerarchie cattoliche – dall’influente cardinale Oscar Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore della consulta degli otto porporati che consiglia il Papa circa il governo della chiesa universale, all’arcivescovo di Monaco e Frisinga, Reinhard Marx – a richiamare la necessità di un aggiornamento della Familiaris Consortio giovanpaolina, testo che come notava il cardinale honduregno “risale a trent’anni fa”. Una di queste situazioni è la convivenza prematrimoniale, sulla quale  Woelki – tra i potenziali successori di mons. Robert Zollitsch alla guida dell’episcopato tedesco – dice che “benché molte coppie vivano insieme già prima del matrimonio, questo non costituisce alcuna garanzia per un matrimonio riuscito. Certo, è importante conoscersi veramente affinché giunga il giorno in cui si possa dire responsabilmente sì a favore dell’altro”. Un sì, però, “che duri nel tempo”.
    Twitter @matteomatzuzzi
     

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.