Jungleland

Sospesi tra bellezza e fallimento

Redazione

Sospesi tra bellezza (grande) e fallimento (possibile). Sono la stessa cosa, in fondo. Non c'è nulla di più sexy di una decadente perfezione, a parte quella pasta che tu sai, certo.
Roma, esterno giorno, marzo 2014, rumore di tazzine e cappuccini, dibattito permanente sul ginocchio di Pjanic e la sostituzione di Ljajic.

di Pierluigi Pardo

    Sospesi tra bellezza (grande) e fallimento (possibile). Sono la stessa cosa, in fondo. Non c'è nulla di più sexy di una decadente perfezione, a parte quella pasta che tu sai, certo.
    Roma, esterno giorno, marzo 2014, rumore di tazzine e cappuccini, dibattito permanente sul ginocchio di Pjanic e la sostituzione di Ljajic.

    Le donne a un passo ormai dal togliersi le calze (a Milano in questo sono più avanti), motorini già proiettati sull'Aurelia. Prevedo aperitivi e sabbia sotto ai piedi, dichiarazioni d'amore barocche e totalmente infondate e frequente uso del clacson. Tutto.

    Erika, tu eri l'unica (ma lo sapevamo già), l'inverno è passato, non serve Giuliacci. Il #SalvaRoma approvato, il dibattito sull'abolizione delle province entra per la 72esima volta nel vivo. E' fatta.

    Invece Pompei continua a crollare, sottosegretari Gentili creano imbarazzi, Renzi twitta al mattino prima ancora di lavarsi i denti, sa di dover correre come un forrestgump, come la Juve di Conte che probabilmente non ama.

    I giudici di Masterchef fanno i testimonial dei surgelati. Come se Springsteen consigliasse i Jalisse. Sorrentino ringrazia Maradona, il Genio assoluto, Roma e Napoli, i luoghi in cui vivere. L'ispirazione è ovunque, tutto si mescola di continuo. Anche gli errori. A Papa Francesco esce per sbaglio la parolaccia. Un punto di contatto con Antonella Clerici, a ben vedere.

    DiCaprio sta all'Oscar come Ibra alla Champions ma per tutti e due c'è ancora tempo. Ci sono neonati che manifestano con i No Tav, trentamila persone (80 secondo la questura) invece pagano il biglietto per tirarsi addosso arance e finire in un ospedale di Ivrea. E in Ucraina scoppia la guerra.

    di Pierluigi Pardo