C'è un vescovo a Berlino

Un grintoso Müller ridice no al divorzio nella chiesa

Matteo Matzuzzi

Non si può parlare solo di riaccostamento ai sacramenti dei divorziati risposati, la pastorale familiare e matrimoniale è anche altro. A dirlo è il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, a margine della presentazione romana del suo ultimo libro, “Povera per i poveri” (Lev). “Non ci si può soffermare sempre e solo su questo problema, se i divorziati risposati possano o no ricevere la comunione.

    Non si può parlare solo di riaccostamento ai sacramenti dei divorziati risposati, la pastorale familiare e matrimoniale è anche altro. A dirlo è il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, a margine della presentazione romana del suo ultimo libro, “Povera per i poveri” (Lev). “Non ci si può soffermare sempre e solo su questo problema, se i divorziati risposati possano o no ricevere la comunione. Il divorzio, i bambini che rimangono senza genitori: questi sono i veri problemi” che la chiesa deve oggi affrontare, ha aggiunto il custode dell’ortodossia cattolica. E il divorzio “non rientra nel cammino della chiesa, che invece è per l’indissolubilità del matrimonio. La dottrina cattolica, su questo, è molto chiara”. Pochi giorni dopo la conclusione del concistoro a porte chiuse sulla famiglia, il cardinale Müller ribadisce quanto già scritto lo scorso 23 ottobre sull’Osservatore Romano. Il connazionale teologo Walter Kasper ha parlato nella sua corposa relazione teologica in apertura del concistoro della necessità di valutare i casi concreti in modo da alleviare la sofferenza di chi è andato incontro al fallimento del proprio matrimonio? Certo, spiega il prefetto dell’ex Sant’Uffizio, “ma qui è in gioco il matrimonio come istituzione divina” e “se il matrimonio è indissolubile, non può essere sciolto”. C’è ben poco da discutere, dunque. Il problema è che per molti fedeli “il matrimonio è nient’altro che una bella festa da celebrare in chiesa”.

    Percorsi nuovi si possono esplorare e accettare – il cardinale arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin, ha ricordato che il Papa ha già menzionato la prassi ortodossa della “seconda possibilità” –, ma “mai contro la volontà di Cristo”, poiché “la misericordia di Dio non può mai essere contraria alla giustizia di Dio”. E se il neo cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires e successore di Jorge Mario Bergoglio sulla cattedra episcopale della capitale argentina, si dice convinto che al centro della discussione sinodale del prossimo autunno ci sarà  proprio il tema del riaccostamento dei divorziati all’eucaristia – “ma non sono un futurologo”, aggiunge prudente il prelato sudamericano – Müller chiude ogni possibilità a tal proposito: “Non si tratta di esprimere la mia opinione, ma è la dottrina a dirlo. La pastorale non può mai essere slegata dalla dottrina. Pastorale e dottrina sono la stessa cosa: Cristo in qualità di pastore e Cristo come maestro sono sempre la stessa persona”. La soluzione, dunque, “non c’è”, visto che “il dogma della chiesa non è una teoria fatta propria da qualche teologo, ma è la dottrina della chiesa, nient’altro che la parola di Cristo. E noi non possiamo cambiare la dottrina”, ha aggiunto il prefetto già vescovo di Ratisbona chiamato a Roma nel 2012 da Benedetto XVI e confermato a settembre da Francesco.

    Riunito il Consiglio ordinario del Sinodo
    Dalle conferenze episcopali locali, però, giungono segnali sempre più forti che indicano un divario ampio tra l’insegnamento cattolico e la prassi ecclesiale dei fedeli: l’Humanae Vitae di Paolo VI accusata di “creare solo confusione”, la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II ritenuta ormai superata e incapace di stare al passo con i tempi e di dare risposte efficaci alle problematiche familiari assenti trent’anni fa, quando fu scritta. Ieri, al termine della due giorni di riunioni organizzate per discutere i risultati dei questionari sulla famiglia inviati lo scorso novembre alle diocesi, il Consiglio ordinario del Sinodo dei vescovi guidato dal cardinale Lorenzo Baldisseri –  lunedì ha partecipato ai lavori anche il Papa – ha sottolineato che c’è “urgenza di annunciare con nuovo slancio e modalità il Vangelo della famiglia”, considerate le “sfide e le difficoltà connesse con la vita familiare e le sue eventuali crisi”. Il problema, rilevano le sintesi fornite dagli episcopati nazionali (a cominciare da quelli di Germania, Svizzera e Francia), è che l’insegnamento cattolico è sempre meno conosciuto e quindi è necessario un aggiornamento. Tesi che per il cardinale Müller non ha alcun senso: “E’ deprecabile che i cattolici non conoscano la dottrina della chiesa. Non si può ridurre la Rivelazione solo perché tanti non la conoscono. Non si può dire che la messa è meno importante solo perché qualcuno non sa il valore che essa ha. E’ un ragionamento paradossale”.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.