Quella sinistra inglese blasée che flirtava con i pedofili (niente scandalo?)

Giulio Meotti

Un’ombra imbarazzante è calata sulla sinistra inglese. Harriet Harman, leader del Labour fino all’elezione di Ed Miliband; Patricia Hewitt, ex ministro laburista della Sanità; e Jack Dromey, attuale ministro-ombra del Labour per l’Edilizia, ovvero la leadership blasée del Labour inglese, sono accusati di aver flirtato con la pedofilia negli anni Settanta e Ottanta. Quando, evidentemente, la pedofilia non era un orribile crimine dei preti.

    Un’ombra imbarazzante è calata sulla sinistra inglese. Harriet Harman, leader del Labour fino all’elezione di Ed Miliband; Patricia Hewitt, ex ministro laburista della Sanità; e Jack Dromey, attuale ministro-ombra del Labour per l’Edilizia, ovvero la leadership blasée del Labour inglese, sono accusati di aver flirtato con la pedofilia negli anni Settanta e Ottanta. Quando, evidentemente, la pedofilia non era un orribile crimine dei preti. Una serie di inchieste del Daily Mail, basate su quanto sta emergendo attorno al caso Jimmy Saville, inchioderebbero i tre capi della sinistra britannica ai loro legami con il Paedophilie Information Exhange, un gruppo di lobbying per la normalizzazione del sesso con i bambini e i minori. Lo scorso ottobre il deputato laburista Tom Watson aveva per primo denunciato legami che avrebbero permesso a una banda di pedofili di avere contatti con “Downing Street e il Parlamento”. Watson ha lanciato le sue accuse a Westminster davanti a degli attoniti dei deputati: “Uno dei membri del Paedophile Information Exchange si vantò di avere tra i suoi contatti un consulente del primo ministro in grado di contrabbandare immagini pedopornografiche dall’estero. La pista non venne seguita ma se il file esiste ancora voglio che Scotland Yard riapra il caso ed esamini gli indizi”, ha tuonato Watson. Harman, Hewitt e Dromey all’epoca erano giovani dirigenti del National Council for Civil Liberties (Nccl). E si attivarono perché, ad esempio, la conferenza della loro organizzazione nel 1975 venisse aperta dal leader pedofilo Keith Hose. I delegati approvarono una mozione che dichiarava “l’accettazione della sessualità dei bambini come essenziale per la liberazione dei giovani omosessuali”. Nel 1976, quando Dromey sedeva nell’esecutivo del movimento delle libertà civili, la Nccl sottopose al Parlamento una petizione per decriminalizzazione la pedofilia che non causava “un danno identificativo” nel bambino. Due anni dopo Harman, allora consigliere legale del Nccl, fece campagna contro la messa al bando della pornografia minorile.

    L’Home Office avrebbe le prove di come il governo laburista negli anni Settanta abbia finanziato il Paedophilie Information Exhange che la Hewitt, all’epoca, definiva nelle direttive interne come una “organizzazione per adulti attratti dai bambini”. La Nccl chiese al Parlamento inglese di abbassare la maggiore età sessuale ai bambini di dieci anni, perché “le vittime della pedofilia sono spesso gli iniziatori stessi dell’atto sessuale”. Quel documento venne definito “la carta di Lolita”, in riferimento al romanzo di Vladimir Nabokov.

    C’è chi paragona il caso laburista a quello della leadership dei Grünen tedeschi, che proclamò la liceità della pedofilia negli anni Ottanta (il leader dei Verdi tedeschi, Jürgen Trittin, firmò un “manifesto pedofilo” in cui chiedeva di “legalizzare i rapporti sessuali fra adulti e bambini”). I tre ministri laburisti si sono rifiutati per ora di commentare le notizie, ma lo ha fatto Shami Chakrabarti a capo della Liberty, l’attuale nome della Nccl: “E’ fonte di disgusto e orrore che la Nccl avesse dovuto espellere i pedofili dai suoi ranghi nel 1983”. Anche gli editorialisti di sinistra stanno incalzando il Labour a intervenire sulla questione pedofilia che assedia il partito. “Come possono essere presi sul serio su qualunque altra cosa se stanno in silenzio su questo?”, si è chiesta Carole Malone sul Mirror, vicino ai laburisti.
    Sull’Observer si invitano i tre laburisti a “non rimanere in silenzio, sperando che le accuse svaniscano magicamente”, mentre Roy Greenslade del Guardian è ancora più tranchant: “Su questo sto con il Daily Mail”. Sempre sul Guardian scrive Barbara Ellen: “Naturalmente, eventi come quelli devono essere collocati in un contesto e tenendo conto dello spirito ideologico dei tempi. Ma a cosa stavano pensando quando aiutavano un gruppo pedofilo ad abbassare l’età del consenso in modo così drastico? Se il pensiero progressista è andato troppo lontano, e il Nccl ha in qualche modo legittimato un gruppo raccapricciante come il Pie, questo allora va affrontato”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.