Fedeli a Cristo, accogliamo il divorzio (salvo penitenza)

Matteo Matzuzzi

Da ieri mattina è riunita la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi per esaminare le risposte al questionario sulla famiglia inviato lo scorso novembre alle diocesi. Dai primi dati, si percepisce “l’urgenza di prendere coscienza delle realtà vissute dalla gente, di riprendere il dialogo pastorale con le persone che si sono allontanate per diverse ragioni interne alla chiesa ed esterne della società”, diceva sabato all’Osservatore Romano il cardinale Lorenzo Baldisseri, che della segreteria generale del Sinodo è la guida.

    Da ieri mattina è riunita la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi per esaminare le risposte al questionario sulla famiglia inviato lo scorso novembre alle diocesi. Dai primi dati, si percepisce “l’urgenza di prendere coscienza delle realtà vissute dalla gente, di riprendere il dialogo pastorale con le persone che si sono allontanate per diverse ragioni interne alla chiesa ed esterne della società”, diceva sabato all’Osservatore Romano il cardinale Lorenzo Baldisseri, che della segreteria generale del Sinodo è la guida. Elemento comune tra i dossier provenienti dalle singole conferenze episcopali locali è “la sofferenza di quanti si sentono esclusi o abbandonati dalla chiesa per trovarsi in uno stato di vita che non corrisponde alla sua dottrina e alla sua disciplina”, aggiungeva il prelato. Ed è anche per rispondere a questa sofferenza che Papa Francesco aveva indetto il concistoro straordinario sulla famiglia che si è tenuto la scorsa settimana in Vaticano: discutere di quelle problematiche inedite fino a qualche anno fa che più approfonditamente saranno analizzate nel Sinodo del prossimo ottobre e di quello ordinario del 2015.

    La relazione del cardinale Walter Kasper, “di taglio teologico”, è stata una sorta d’ouverture: tante domande, nessuna risposta. Ma negli interventi dei porporati (in tutto sono stati sessantanove su centocinquanta eminenze presenti), è emersa una prima traccia di quella che potrebbe essere la soluzione per alleviare la sofferenza dei divorziati che chiedono il riaccostamento ai sacramenti. Non si tratta di riporre in qualche scaffale l’Humanae Vitae di Paolo VI, né di adattare allo spirito dei tempi l’insegnamento cattolico in fatto di morale sessuale. Semmai, si può discutere la possibilità di avviare un percorso a tappe che riavvicini i divorziati alla comunione. A spiegarlo in un colloquio con il settimanale francese Famille Chretienne è stato il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux. Innanzitutto, ha spiegato il porporato, dovrebbe essere fondamentale riconoscere il fallimento del primo matrimonio, quindi trovarsi in una situazione stabilizzata dal fatto che nel frattempo dalla nuova unione sono nati dei bambini. Deve essere vero, poi, il desiderio di accedere nuovamente ai sacramenti e forte deve essere anche la volontà di trasmettere la fede ai bambini. E’ indispensabile, però, un percorso penitenziale – peraltro richiamato anche dal cardinale Kasper – consistente nell’essere introdotti in un percorso d’accompagnamento sotto la guida della chiesa. Nulla di automatico, dunque, per evitare di cadere nella tentazione di banalizzare il concetto stesso di misericordia, come ammoniva lo scorso ottobre il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il neo cardinale Gerhard Ludwig Müller. In ogni caso, ha precisato Ricard, questo percorso non diventerebbe la norma generale, ma si applicherebbe solo ai casi concreti, a quelle situazioni particolari sulle quali il cardinale Kasper aveva invitato i porporati riuniti in concistoro a riflettere.

    Molti interventi hanno toccato anche la questione relativa alle procedure per la dichiarazione di nullità del matrimonio, “spesso lunghe e complesse”, ha aggiunto il porporato francese, due anni fa indicato tra i favoriti alla guida dell’ex Sant’Uffizio insieme al poi prescelto Müller. A questo proposito, si è anche dibattuto circa l’opportunità di costituire una commissione ad hoc incaricata di studiare il problema, in modo da giungere al Sinodo con posizioni ancora più chiare. Certo, ha ammesso l’arcivescovo di Bordeaux, nel collegio cardinalizio “ci sono diversità di vedute e valutazioni a volte divergenti”, benché “concordi sugli elementi essenziali: la fedeltà alla parola di Cristo secondo cui ciò che Dio ha congiunto l’uomo non lo può separare, dall’altra parte il desiderio di prestare attenzione alla condizione delle famiglie, spesso assai complicata”.

    Intanto, a pochi giorni dalla chiusura del concistoro, sarà resa nota oggi una lettera del Papa inviata alle famiglie del mondo. Aprendo le riunioni con i cardinali, lo scorso 20 febbraio, Francesco aveva detto che “la famiglia oggi è disprezzata e maltrattata” e la chiesa ha il dovere di “avere sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca”.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.