Noi liberali, figli delle cattedrali

Giulio Meotti

“Chi siamo noi se non dei liberali?”. Si apre su questa domanda il controverso saggio di Larry Siedentop, un celebre politologo americano di stanza a Oxford da oltre quarant’anni, dove è cresciuto alla scuola di Sir Isaiah Berlin. Il nuovo libro di Siedentop, “Inventing the individual”, uscirà il prossimo 30 gennaio per le edizioni Penguin, ma ha già attirato le ire dei recensori, come David Aboulafia, che lo ha stroncato sul Financial Times.

    “Chi siamo noi se non dei liberali?”. Si apre su questa domanda il controverso saggio di Larry Siedentop, un celebre politologo americano di stanza a Oxford da oltre quarant’anni, dove è cresciuto alla scuola di Sir Isaiah Berlin. Il nuovo libro di Siedentop, “Inventing the individual”, uscirà il prossimo 30 gennaio per le edizioni Penguin, ma ha già attirato le ire dei recensori, come David Aboulafia, che lo ha stroncato sul Financial Times. Siedentop costruisce il suo saggio attorno a una idea inusitata per il mainstream accademico: il liberalismo non è figlio della modernità illuministica, ma del cristianesimo. Karl Löwith aveva già riconosciuto che il “pregiudizio” per cui chiunque abbia un volto umano possieda come tale “dignità” ha origine sotto il cielo cristiano. E anche Alasdair MacIntyre, in “Dopo la virtù”, ha avanzato tesi simili. Siedentop si muove dentro il liberalismo classico di Berlin, in zona di ortodossia tocquevilliana.

    L’accademico di Oxford critica la dicotomia modernità-medioevo, “erroneamente rappresentato come un periodo di superstizione, privilegio sociale e oppressione clericale, l’antitesi del laicismo liberale. Gli storici hanno massimizzato la distanza morale e intellettuale tra il mondo moderno e il medioevo, riducendo al minimo la distanza tra l’Europa moderna e l’antichità”. Siedentop dimostra coraggio accademico nel dipingere un Medioevo “che ha innalzato cattedrali e dato forma e nome alla civiltà”, iniziando con gli itinerari di Bonaventura nell’intelletto divino e la distinzione de ente et essentia di Tommaso, mentre l’illuminismo giacobino radeva al suolo le bellissime Cluny e Cîteaux, le statue dei re biblici sulla facciata di Notre-Dame e in Vandea inaugurava il Novecento come catena di montaggio dello sterminio come atto amministrativo.

    Lo “stereotipo laicista”, così lo definisce Siedentop, ha spinto gli storici a descrivere il mondo antico come “laico”, “con i cittadini liberi dall’oppressione di sacerdoti e da una chiesa autoritaria”. Ma la società antica, come quella greca, “era una società costruita sulla disuguaglianza naturale”. Secondo Siedentop, “è stato il movimento cristiano che ha sfidato questa comprensione”. E’ arrivato san Paolo, “il più grande rivoluzionario della storia”. “Lui ha creduto per primo nell’uguaglianza delle anime agli occhi di Dio, con la scoperta della libertà umana, trasformando il significato di ‘società’ e minando le disuguaglianze tradizionali di stato”. E’ stata, scrive Siedentop, “una rivoluzione morale”. “L’individuo gradualmente ha sostituito la famiglia, la tribù o la casta come la base dell’organizzazione sociale. Il papato ha sponsorizzato la creazione di un sistema giuridico fondato sul presupposto di uguaglianza morale”. Grazie alle verità introdotte dal cristianesimo e difese dal papato, “l’Europa ha potuto disporre di un senso dei limiti all’uso legittimo del potere pubblico, limiti stabiliti dai diritti morali”.

    Secondo Siedentop il cristianesimo ha rivoluzionato l’occidente con il concetto di “persona”. “I canonisti hanno trasformato l’antica dottrina di diritto naturale (‘ogni cosa al suo posto’) in una teoria dei diritti naturali, precursore della moderna teoria liberale”. Il liberalismo, scrive Siedentop, così “è figlio della cristianità”. E il secolarismo “è il più grande regalo della cristianità al mondo”. “Il cristianesimo ha offerto le basi etiche della democrazia moderna, creando uno status morale per gli individui – in quanto figli di Dio – che finì per tradursi in uno status o ruolo sociale”. L’accademico liberale arriva a sostenere che è stato Sant’Agostino “a porre dei limiti alle pretese di ogni organizzazione sociale”, mentre i teologi medievali hanno “formulato dei diritti fondamentali al fine di proteggere l’individuo”, gettando così le basi del liberalismo moderno. “Soltanto l’anticlericalismo ha oscurato le origini cristiane del liberalismo”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.