
Concertazione municipale
Alla vecchia concertazione con i sindacati, abolita dal governo Monti e ripristinata dalle larghe intese, se ne sta sovrapponendo e spesso sostituendo una ancora più insidiosa, dannosa per le tasche dei contribuenti e irrispettosa dell’equilibrio corretto tra poteri dello stato. Parliamo delle estenuanti trattative tra esecutivo e comuni (oltre alle regioni), riuniti dalla lobby potente dell’Anci presieduta da Piero Fassino e rappresentata nel governo da Graziano Delrio, ministro renziano per gli Affari regionali e le autonomie, ex sindaco di Reggio Emilia.
Alla vecchia concertazione con i sindacati, abolita dal governo Monti e ripristinata dalle larghe intese, se ne sta sovrapponendo e spesso sostituendo una ancora più insidiosa, dannosa per le tasche dei contribuenti e irrispettosa dell’equilibrio corretto tra poteri dello stato. Parliamo delle estenuanti trattative tra esecutivo e comuni (oltre alle regioni), riuniti dalla lobby potente dell’Anci presieduta da Piero Fassino e rappresentata nel governo da Graziano Delrio, ministro renziano per gli Affari regionali e le autonomie, ex sindaco di Reggio Emilia. Questo tipo di concertazione sta producendo il caos delle imposte sulla casa, che verrà pagato dai cittadini con maggiori tasse, incertezza sulle scadenze, complicazioni burocratiche, svalutazione degli immobili. Ma questo è solo l’aspetto più vistoso.
Le pressioni esercitate sulla Legge di stabilità, sul decreto salva-Roma, su Milleproroghe e dintorni avevano già causato l’allentamento del Patto di stabilità interno (positivo per gli investimenti dei comuni virtuosi, senza obblighi e responsabilità per tutti gli altri), la licenza di aumentare le addizionali locali – il Lazio ha già deliberato un rincaro Irpef di un punto e mezzo tra 2014 e 2015 – oltre a misure mirate come la bocciatura della parziale privatizzazione dell’Acea, l’azienda che il Campidoglio in dissesto si ostina a voler controllare con il 51 per cento, caso unico nella Borsa italiana. I comuni hanno anche ottenuto garanzie sindacali particolari per i loro dipendenti, su organici e mobilità, con le quali questi lavoratori diventano più uguali di tutti gli altri, privati e pubblici, mentre i sindaci ne guadagnano in consenso. In generale tutto ciò va a sbattere contro le promesse governative su spending review, riduzione del peso fiscale, privatizzazioni, semplificazione burocratica e produttività. I comuni si lamentano da anni per i tagli ai trasferimenti – memorabili gli annunci di Walter Veltroni sui lampioni da spegnere e gli asili da chiudere a Roma – ma quando si tratta di fare il loro dovere nel riscuotere imposte da essi stessi volute, nello snidare gli evasori, nel cedere immobili devoluti dal demanio, nel privatizzare o liberalizzare i servizi, non ci sono quasi mai.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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