Jungleland

Redazione

Si può morire per un addobbo natalizio, o essere licenziati per un tweet idiota.
Paradossi. Società giudiziarizzata. Campioni sui giornali per il motivo sbagliato. Gattuso, Brocchi, loro. Forse verranno scagionati, intanto si beccano polvere e schizzi di fango.
Tutto é mediatico, tutto corre veloce, pure Fassina ha Twitter.

di Pierluigi Pardo

    Si può morire per un addobbo natalizio, o essere licenziati per un tweet idiota.
    Paradossi. Società giudiziarizzata. Campioni sui giornali per il motivo sbagliato. Gattuso, Brocchi, loro. Forse verranno scagionati, intanto si beccano polvere e schizzi di fango.
    Tutto é mediatico, tutto corre veloce, pure Fassina ha Twitter.
    Justine Sacco scrive da Heathrow che sta partendo per il Sudafrica e spera di non prendere l'Aids. Nelle dodici ore del viaggio si scatena l'inferno. Quando atterra non ha più un lavoro, licenziata. Occhio e croce il cinguettio peggiore della sua vita.
    Paolo Pedrizzetti, invece, precipita dal balcone della sua casa al settimo piano  entre sistema gli addobbi natalizi.
    Trentasei anni fa aveva scattato la foto simbolo degli anni di piombo. Ci passo spesso in Via De Amicis, due metri dalla Cattolica, un angolo di Milano cosi tenero che sembra quasi Roma (senza caffè al vetro e avvocati che giocano a tennis in pausa pranzo, però). Quell'uomo con la P38 in mano racconta un'altra storia, un altro tempo. Ma che ne so io, mica c'ero. Il pallone era pesante, questo lo so. Cuoio e scacchi bianchi e neri. I baffi di Causio, non quelli della Nike. Le maglie di lana, il ‘77. Oggi tutto si consuma, pure le manifestazioni di piazza. Pochi giorni e i Forconi diventano forchette, non sono manco più trendtopic.
    Natale, tacchini e capponi, uvetta e canditi (che non piacciono a nessuno), è ciò che ci resta, immutabile.
    Io ho fame. Ascolto “Jack of all trades”. Auguri. 

    di Pierluigi Pardo