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Accogliere senza illusioni
La condizione di chi si trova costretto nei centri di prima accoglienza, spesso dopo una traversata piena di rischi e di sofferenze, è certamente tale da muovere a un senso di compassione. Aggravare la situazione con lungaggini burocratiche e giudiziarie dimostra quindi una insensibilità umana che suscita sdegno. Se, come dice oggi il governo, si può ridurre il tempo di permanenza nei centri a meno di un mese, questo va fatto, sapendo che significa un più rapido accoglimento delle richieste di asilo fondate, ma anche un più sollecito ricorso ai rimpatri coatti di chi non gode di quel diritto.
La condizione di chi si trova costretto nei centri di prima accoglienza, spesso dopo una traversata piena di rischi e di sofferenze, è certamente tale da muovere a un senso di compassione. Aggravare la situazione con lungaggini burocratiche e giudiziarie dimostra quindi una insensibilità umana che suscita sdegno. Se, come dice oggi il governo, si può ridurre il tempo di permanenza nei centri a meno di un mese, questo va fatto, sapendo che significa un più rapido accoglimento delle richieste di asilo fondate, ma anche un più sollecito ricorso ai rimpatri coatti di chi non gode di quel diritto. Tenere gli immigrati nel limbo dei centri più a lungo del tempo indispensabile per l’identificazione e la decisione sulla loro condizione giuridica è pesante per loro, costoso per la collettività, insomma dannoso per tutti.
Ciò detto, bisogna anche capire le ragioni per cui le procedure per l’asilo o il rimpatrio in Italia durano molto di più di quanto accada, per esempio, in Francia, in Spagna o persino in Grecia. In sostanza si tratta del rifiuto, da parte di settori consistenti dell’opinione pubblica, della magistratura e della burocrazia, di assumersi la responsabilità di scelte spesso dolorose. Ciò quando non si tratta addirittura di un’obiezione ideologica all’applicazione della legislazione vigente, obiezione che peraltro colpì a suo tempo anche la legge Turco-Napolitano e non solo l’attuale normativa della Bossi-Fini. L’Italia non può accettare tutti gli immigrati clandestini, se lo facesse si moltiplicherebbero gli sbarchi e si creerebbe una situazione insostenibile, peraltro censurata dalle autorità europee, latitanti quando si tratta di condividere la responsabilità della gestione unitaria della frontiera meridionale dell’Unione. Dare corso effettivamente alla promessa di concludere gli iter che riguardano le persone trattenute nei centri di accoglienza nel giro di un mese non sarà facile per il governo, che se fa sul serio deve affrontare e risolvere tutti i nodi, dalla pigrizia burocratica, alla lentocrazia giudiziaria al sabotaggio ideologico, che hanno fatto incancrenire il problema. Se l’intenzione è seria, se non si tratta solo di un annuncio furbesco nel clima di letizia del Natale, destinato a essere dimenticato dopo Capodanno, com’è lecito sospettare per l’assenza di impegni sulla strumentazione necessaria per onorarlo, questo impegno può essere assunto come un interesse nazionale, indipendentemente dalle maggioranze parlamentari.


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