Forconi, la situazione non è seria ma può diventare drammatica

Massimo Bordin

La sera del 6 febbraio 1934 davanti al Parlamento francese c’erano diversi cortei. I giovani monarchici, i “Camelots du Roi” e gli ex combattenti delle “Croix de Feu” che scandivano slogan contro gli ebrei, i radicali e i socialisti e tentavano di assaltare il parlamento al grido di “Morte ai ladri”. C’erano anche, per conto loro, i comunisti del Pcf che scandivano slogan contro i banchieri, i radicali e i socialisti e tentavano di assaltare il parlamento al grido di “Viva i Soviet”.

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    La sera del 6 febbraio 1934 davanti al Parlamento francese c’erano diversi cortei. I giovani monarchici, i “Camelots du Roi” e gli ex combattenti delle “Croix de Feu” che scandivano slogan contro gli ebrei, i radicali e i socialisti e tentavano di assaltare il parlamento al grido di “Morte ai ladri”. C’erano anche, per conto loro, i comunisti del Pcf che scandivano slogan contro i banchieri, i radicali e i socialisti e tentavano di assaltare il parlamento al grido di “Viva i Soviet”. La serata produsse 15 morti e 500 feriti. Allora le polizie avevano la mano pesante. La causa scatenante era stata l’oscura morte di bancarottiere con amicizie altolocate, Alexandre Stavisky. Il governo del radicale Daladier, appena insediato, fu chiamato in causa e la Terza Repubblica vacillò. Ma nessun ex presidente del Consiglio rischiava di essere associato alle patrie galere, nessuna Corte Suprema aveva annullato la legge elettorale e la crisi economica si andava riassorbendo. In parole povere, se tutto si limita al ridicolo sciopero para-insurrezionale – “Finché non se ne va il governo blocchiamo il paese” – dei Forconi, la situazione, oltre a non essere seria, non si può definire drammatica. Ma forse è a un passo dal diventarlo.

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