Fazio e Bnl, il fatto non sussiste

Redazione

“Il fatto non sussiste”. Con questa motivazione la Corte d’appello di Milano ha assolto dal reato di aggiotaggio l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, per il tentativo di scalata di Unipol alla Bnl nell’estate 2005. Assolti con la formula più ampia anche Giovanni Consorte e gli ex vertici di Unipol, gli immobiliaristi Danilo Coppola, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto, l’ex eurodeputato Pdl Vito Bonsignore, Emilio Gnutti di Hopa, Gaetano Caltagirone e altri. Revocate le pene in denaro e la provvisionale di 15 milioni a favore del Banco de Bilbao, parte civile.

    “Il fatto non sussiste”. Con questa motivazione la Corte d’appello di Milano ha assolto dal reato di aggiotaggio l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, per il tentativo di scalata di Unipol alla Bnl nell’estate 2005. Assolti con la formula più ampia anche Giovanni Consorte e gli ex vertici di Unipol, gli immobiliaristi Danilo Coppola, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto, l’ex eurodeputato Pdl Vito Bonsignore, Emilio Gnutti di Hopa, Gaetano Caltagirone e altri. Revocate le pene in denaro e la provvisionale di 15 milioni a favore del Banco de Bilbao, parte civile. L’antefatto giudiziario è la sentenza della Cassazione del dicembre 2012, che annullava una precedente assoluzione in appello per aggiotaggio chiedendo un nuovo giudizio.

    La sentenza di ieri mette una pietra su tutto ciò, a meno di nuovi ricorsi in Cassazione. Ma questa è appunto solo la parte tribunalizia. Quella politica, e di mala qualità giudiziaria appoggiata alla mala pianta mediatica, cioè il sodo della vicenda, sta nelle infinite intercettazioni, narrazioni, logge P3 e “furbetti” di una verità vischiosa, taroccata, in cui hanno sguazzato giornaloni e opposte tifoserie.  Il tentativo di scalata alla Bnl ci fu, come ovunque da quando esiste la finanza, il ruolo padrinesco del banchiere centrale invece no. Ora Fazio va assolto per una vicenda in parte analoga a un’altra, quella della tentata scalata all’Antonveneta, per cui è invece stato condannato e che l’aveva costretto, nel dicembre 2005, alle dimissioni. Dunque forse è eccessivo dire oggi, come ha fatto il suo avvocato, che il banchiere si dimise “per niente”. Ma l’assoluzione di oggi evidenzia ancora di più, e al di là delle stesse risultanze processuali, che il senso del gran polverone mediatico-giudiziario del 2005 era di far saltare il banco della Banca d’Italia. Per via giudiziaria. Mica poco.