I disillusi

L'acerba delusione dei millennial per la loro cotta politica, Obama

L’innamoramento giovanile è spesso fatuo e volubile, figlio di una congiuntura di sentimenti che oggi ci sono e domani chissà, e l’infatuazione politica non fa eccezione. L’approfondito studio di Harvard sull’atteggiamento dei giovani nei confronti del governo e dei suoi transitori rappresentanti sembra il racconto di un’infatuazione di mezza estate lavata via dalle prime piogge d’autunno. I collanti decisivi erano il vento fra i capelli e la risacca al tramonto, le fughe notturne in spiaggia mentre i genitori dormono, i “fai piano che ci sentono”, il sapore salmastro sulle labbra e l’illusione che tutto sarebbe stato così per sempre, un eterno film di Muccino.

    L’innamoramento giovanile è spesso fatuo e volubile, figlio di una congiuntura di sentimenti che oggi ci sono e domani chissà, e l’infatuazione politica non fa eccezione. L’approfondito studio di Harvard sull’atteggiamento dei giovani nei confronti del governo e dei suoi transitori rappresentanti sembra il racconto di un’infatuazione di mezza estate lavata via dalle prime piogge d’autunno. I collanti decisivi erano il vento fra i capelli e la risacca al tramonto, le fughe notturne in spiaggia mentre i genitori dormono, i “fai piano che ci sentono”, il sapore salmastro sulle labbra e l’illusione che tutto sarebbe stato così per sempre, un eterno film di Muccino.

    Barack Obama ha fatto la parte dell’invincibile rubacuori in un plot politico tagliato sulle inclinazioni dei millennial, generazione fragile e indebitata alla nascita, centripeta anche se eternamente connessa, e ora i numeri spiegano che quella parte è stata tagliata dalla sceneggiatura, perché il gioco non regge più. Ora i giovani dai 18 ai 29 anni sono i nuovi adulti, i millennial sono disillusi come baby boomer (anche se più poveri), e l’indice di gradimento del presidente fra i ragazzi è collassato al 41 per cento, allineandosi a quello degli americani più vecchi. In un anno ha perso l’11 per cento dei consensi fra gli ex innamorati; il 55 per cento l’ha votato alle ultime elezioni – quando diversi strati di smalto erano stati grattati via rispetto all’abbuffata estetico-sentimentale del 2008 – ma soltanto il 46 per cento dice che se potesse tornare al novembre dell’anno scorso darebbe nuovamente fiducia al presidente nell’urna.

    L’erosione dei sentimenti verso Obama è certamente parte di una più generale sfiducia verso le istituzioni; interpellati sul Congresso, il 52 per cento dei millennial dice qualunquisticamente che manderebbe a casa “tutti i deputati e i senatori” e sulla ipotesi di un’elezione supplettiva per sfiduciare il presidente il 47 per cento si dice favorevole. Se si restringe il campione alla fascia più bassa, quella fra i 18 e i 24 anni, la percentuale sale a 52. E dire che un’elezione del genere non è nemmeno prevista dalla legge. Tendenza antisistema a parte, lo studio della più prestigiosa università d’America è il precipitato statistico della volatilità giovanile anche rispetto al più giovanilista degli uomini di governo, quello che ha riavvicinato a Washington una generazione politicamente abulica con esche sentimentali e linguaggio cool. Ora il rapporto forgiato in una stagione travolgente mostra il suo fianco più fragile, quello che non regge alla prova del tempo.

    La seduzione frettolosa ed evanescente è un topos generazionale facilmente rintracciabile anche oltre i confini americani. In Francia il Front national di Marine Le Pen ha capitalizzato l’incertezza politica della generazione più giovane, raccogliendo consensi specialmente nella fascia fra i 18 e i 24 anni. Il Figaro ha dedicato un lungo dossier a questi ragazzi che senza infingimenti né toni da assalto armato al Palazzo spiegano quell’ossimoro fatto di illusione e disillusione che li ha portati dalle parti della destra più intransigente. E’ l’inafferrabile mobilità dei millennial occidentali, che si fanno trascinare con una certa facilità in avventure politiche dotate di qualche forma di sex appeal e alla prima promessa tradita sono pronti ad abbandonarle senza lasciare non si dica il numero di telefono, ma nemmeno l’account Twitter.