La Premier League è come il maiale, non si butta via nulla

Jack O'Malley

Mentre voi vi preoccupavate delle sorti del Porcellum, mercoledì la Premier League lo metteva in pratica e non buttava via nulla, neppure un turno infrasettimanale sulla carta poco eccitante, tranne che per Manchester United-Everton (ma più per le storie di ex che si intrecciavano sul campo che per il tasso tecnico delle due squadre). La faccia di Sir Alex Ferguson in tribuna a fine partita diceva tutto del poco in cui si è trasformato in pochi mesi lo United campione d’Inghilterra. Ma la goduria vera di mercoledì notte sono stati i quattro gol di Luis Suárez al Norwich.

    Londra. Mentre voi vi preoccupavate delle sorti del Porcellum, mercoledì la Premier League lo metteva in pratica e non buttava via nulla, neppure un turno infrasettimanale sulla carta poco eccitante, tranne che per Manchester United-Everton (ma più per le storie di ex che si intrecciavano sul campo che per il tasso tecnico delle due squadre). La faccia di Sir Alex Ferguson in tribuna a fine partita diceva tutto del poco in cui si è trasformato in pochi mesi lo United campione d’Inghilterra. Il finale di partita arrembante, à la Ferguson appunto, ha sortito l’effetto opposto al solito: Red Devils che attaccano e attaccano, sfiorano la rete dell’1-0, colpiscono traverse, trasformano il portiere avversario in migliore in campo e poi prendono gol sull’inserimento di un avversario dopo un tiro sballato di Lukaku. I Toffees non vincevano a Old Trafford da oltre vent’anni. Lo hanno fatto battendo quel David Moyes che fino all’anno scorso li allenava e oggi siede sulla panchina di Ferguson senza riuscire per ora a valere quanto la suola delle sue scarpe. Bravi i ragazzi dell’Everton, se fossimo su Rai Sport direi che ora possono ambire alle posizioni alte della classifica pur non avendo top player tra i propri giocatori.

    Ma la goduria vera di mercoledì notte sono stati i quattro gol di Luis Suárez al Norwich. Va bene, era il Norwich e non l’Arsenal (ne parliamo dopo), ma le cose che ha fatto l’attaccante in continua gara con Ibrahimovic per il premio simpatia sono roba sopraffina. Si comincia con un pallonetto al volo di esterno destro dalla trequarti campo, si continua con un sinistro al volo dall’area piccola su calcio d’angolo e si finisce con un calcio di punizione perfetto. In mezzo il terzo gol, roba da far esultare i muti e resuscitare i morti: Suárez prende palla poco dopo il centrocampo, si infila in velocità in mezzo a due giocatori, poi con l’esterno destro fa un sombrero in corsa a un difensore che gli corre accanto, lo aggira, fa rimbalzare due volte il pallone che gli finisce un po’ troppo sotto il corpo, aggiusta l’equilibrio in corsa e calcia di controbalzo teso e potente sul secondo palo. Comprensibile esultanza alla Pier Luigi Bersani dopo le elezioni, con mani dietro alla testa ed espressione da “ma che ho combinato?”.

    Chi sa bene che cosa combina è invece l’Arsenal di Wenger. Per capire che tutto gira bene ai Gunners basta guardare la pettinatura di Bendtner, l’autore dell’1-0 all’Hull City dopo appena un minuto. Con quel codino con cui lega la frangia sulla testa dovrebbe essergli impedito anche solo di passeggiare nel centro di Londra. Lui invece lo usa per buttarla dentro nonostante un suo ritorno al gol in breve tempo venisse dato più improbabile di un passaggio di Brunetta al Nuovo centrodestra. Al 2-0 della tranquillità ci ha pensato Özil, il quale liberatosi dei panni pagliacceschi che deve obbligatoriamente indossare chi scende in campo nella Liga è tornato a essere un giocatore decisivo. Chelsea e City sono lì, ma staccate. Se nel distretto di Holloway non ci saranno crisi d’identità o momenti depressivi in stile Roma Wenger potrebbe finalmente smettere di essere soltanto un francese frustrato. Ma se i Gunners finalmente sembrano essersi liberati della maledizione degli eterni secondi (a meno di brucianti beffe da suicidio di massa), il Tottenham sembra l’Inter degli ultimi tre anni: sempre lì a un passo ma mai in grado di dire qualcosa di significativo. La vittoria per 2-1 nel derby con il Fulham tranquillizza Villas-Boas, che oltre a cotonarsi il ciuffo però farebbe bene a dare gioco e mentalità alla squadra. Dopodomani si ricomincia: lo United, ormai nono, gioca in casa contro il Newcastle, le big tutte contro squadre sulla carta più deboli. La partita che promette di più dovrebbe essere, domenica, Arsenal-Everton. Se saltano fuori partite belle anche solo la metà di quelle dell’altro ieri sera ci sarà comunque da divertirsi. Cheers.