In Cile vince il fantasma del '73

Redazione

Aveva un filo di perle e una grinzosa giacca rosa Michelle Bachelet, mentre domenica sera a Santiago parlava ai suoi sostenitori. “Ce l’abbiamo quasi fatta”, ha detto, “lavoreremo duro per vincere alla grande a dicembre”. La coalizione di sinistra di Bachelet, presidente del Cile tra il 2006 e il 2010, alle elezioni di domenica ha preso il 46 per cento dei voti, quasi il doppio del 25 raccolto dalla sua rivale di centrodestra Evelyn Matthei.

    Aveva un filo di perle e una grinzosa giacca rosa Michelle Bachelet, mentre domenica sera a Santiago parlava ai suoi sostenitori. “Ce l’abbiamo quasi fatta”, ha detto, “lavoreremo duro per vincere alla grande a dicembre”. La coalizione di sinistra di Bachelet, presidente del Cile tra il 2006 e il 2010, alle elezioni di domenica ha preso il 46 per cento dei voti, quasi il doppio del 25 raccolto dalla sua rivale di centrodestra Evelyn Matthei, ministro del Lavoro dell’attuale presidente Sebastián Piñera, ma non abbastanza per evitare il ballottaggio del mese prossimo. La Nueva Mayoría, la coalizione di Bachelet che va dai socialisti alla Democracia cristiana al Partito comunista (che in caso di vittoria potrebbe portare per la prima volta al governo alcuni suoi membri, tra cui la mediaticissima leader degli studenti Camila Vallejo), delude le aspettative che la volevano vincente al primo turno. Ancora di più, delude il tentativo fallito di esorcizzare il fantasma del 1973. Questa elezione sembrava l’occasione perfetta, e la sfida tra Bachelet, figlia di generale allendiano, e Matthei, figlia di generale pinochetista, amiche d’infanzia separate dalla storia, la catarsi che avrebbe rifondato il Cile. Ma i figli del golpe sono diventati troppi quando all’elezione si è aggiunto Marco Enríquez-Ominami, figlio del più famoso guerrigliero anti Pinochet, un mito della sinistra rivoluzionaria. Con il suo 10 per cento abbondante Enríquez-Ominami ha impedito di fatto la vittoria di Bachelet. Ora una campagna elettorale già concentrata molto sui cambiamenti alla Costituzione di Pinochet e poco sull’economia rischia di diventare una guerra tra eredi.