Consigli dalla vecchia guardia europea

Redazione

Che cosa aspetta il Club Med a sbattere i pugni sulla scrivania dell’Unione europea a trazione tedesca, anzi merkeliana, per reclamare una riformulazione robusta della rotta rigorista e deflattiva che rischia di spiaggiare il meridione d’Europa nelle secche del sottosviluppo produttivo? Non lo dice soltanto Romano Prodi, l’ex presidente dell’Eurocommissione che – lo hanno raccontato il Foglio e il Messaggero nei giorni scorsi – propugna adesso l’alleanza dei “Fis” (Francia, Italia, Spagna) per imporre al quarto Reich nord europeo una “visione alternativa”, prima che sia troppo tardi per tutti.

    Che cosa aspetta il Club Med a sbattere i pugni sulla scrivania dell’Unione europea a trazione tedesca, anzi merkeliana, per reclamare una riformulazione robusta della rotta rigorista e deflattiva che rischia di spiaggiare il meridione d’Europa nelle secche del sottosviluppo produttivo? Non lo dice soltanto Romano Prodi, l’ex presidente dell’Eurocommissione che – lo hanno raccontato il Foglio e il Messaggero nei giorni scorsi – propugna adesso l’alleanza dei “Fis” (Francia, Italia, Spagna) per imporre al quarto Reich nord europeo una “visione alternativa”, prima che sia troppo tardi per tutti. Ieri, intervistato sulla Stampa di Torino, anche l’ex cancelliere Gerhard Schröder si è unito al coro anti ideologico di chi suggerisce una sterzata pragmatica. Schröder non si spinge a dire, come fa Prodi, che il vincolo del Patto di stabilità andrebbe aggiornato ai tempi ultimi e alla crisi che li attraversa come una linea di faglia rovinosa. Schröder attacca sull’essenziale, e lo fa ad feminam: “Angela Merkel ha commesso errori terribili, ha accumulato ritardi mostruosi sulla Grecia e sull’Europa, perché è stata troppo a lungo in ascolto dell’umore dei tabloid… così come è sbagliata la posizione della Bundesbank”. Risultato: “In alcuni paesi del sud Europa i problemi sociali stanno diventando gravi… il rischio è la fine del progetto europeo”. Soluzione: se i paesi del Club Med “si mostrano disponibili alle riforme, per me ha senso anche chiudere un occhio sui limiti del Patto di stabilità”. Se questa è la voce della vecchia guardia europea, quella che ha disegnato la moneta unica (con qualche errore) e ne ha intagliato la cornice di regole e linee d’indirizzo, è sul suo timbro che vale la pena d’incalzare il governicchio Letta con modi e tempi ultimativi.